x

x

Vai al contenuto

Cosa succede se la Russia chiude davvero il rubinetto del gas? Gli esperti spiegano i possibili scenari

Pubblicato il 30/03/2022 11:04

Cosa succederebbe all’Italia se davvero, messo alle strette dalle sanzioni internazionali, Putin decidesse di chiudere i rubinetti del gas? Uno scenario del quale si è discusso parecchio in queste settimane, alimentate da fortissime tensioni per quanto sta accadendo in Ucraina dopo l’attacco di Mosca. E alla quale ha cercato di rispondere Andrea Bassi attraverso le pagine del Messaggero. Partendo da un presupposto: “Nonostante l’affannosa ricerca di forniture alternative, per i prossimi due inverni la situazione potrebbe non rivelarsi semplice”.

Oltre il 95% del gas consumato in Italia, infatti, viene in realtà importato dall’estero. Con tanto di polemiche, riesplose in queste settimane, sulle risorse che avremmo nel nostro Paese e che preferiamo però non sfruttare, preferendo piuttosto l’acquisto oltre i confini. Il volume di gas proveniente dalla Russia negli ultimi anni è anche aumentato, fino ad arrivare agli attuali 29 miliardi di metri cubi (dati del 2021), ovvero il 38% dei consumi totali.

Qualora Putin dovesse interrompere le forniture, i problemi sarebbero in realtà potenzialmente pochi per i prossimi mesi, quando sono attesi rialzi delle temperature e quindi un notevole calo nei consumi. I guai, semmai, slitterebbero all’inverno 2022: “Eni ha dichiarato che entro l’arrivo della stagione fredda sarà in grado di sostituire il 50% del gass russo con risorse proprie. Ma non basterà”. Lo stesso ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha parlato della necessità di “dotarsi di strumenti di accelerazione”.

Il rischio di razionamenti, secondo il Messaggero, resta concreto: “Esistono piani del governo per introdurre misure di flessibilità sui consumi del gas e sui consumi del settore termoelettrico. Potrebbe essere imposta una riduzione della temperatura del riscaldamento domestico e degli uffici pubblici, oltre ad altre misure di risparmio energetico”. La stima più attendibile per un reale sganciamento dalla Russia è infatti “di tre anni”.

Ti potrebbe interessare anche: Il giallo delle dosi Novavax sparite nel Lazio, l’assessore: “Non sappiamo dove siano”