L’esito delle Regionali inizia già a dare i suoi frutti. Se in prima battuta avevano parlato soprattutto Zingaretti e Di Maio per conto della maggioranza, adesso è il premier Conte a scendere in campo e a fissare i nuovi paletti. In un’intervista al direttore de La Stampa, Massimo Giannini, il presidente del Consiglio si sfila da una possibile corsa per la leadership grillina, scaricando di fatto il Movimento 5 Stelle con la necessità si un “impegno di governo che è assorbente e richiede la mia massima concentrazione”. Conte ha dunque fatto sapere che di fare il leader del M5S – come sperano e vorrebbero in tanti nel partito – non ne ha la minima intenzione. E alla domanda su cosa farà dopo che sarà finita l’esperienza a Palazzo Chigi, il premier glissa, escludendo comunque di avere ambizioni che lo portino fino al Quirinale, come invece si sente dire da diverso tempo in alcuni corridoi e sui giornali.
Ma è di stretta attualità che Conte vuole parlare e occuparsi. Le urgenze sono moltissime, a partire dalla gestione del piano di aiuti per l’emergenza Coronavirus da mettere in campo con i 129 miliardi del Recovery Fund. Poi c’è l’accelerata sui decreti sicurezza, richiesta a gran voce dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, e sullo ius culturae. Nel mezzo c’è poi il rischio sempre incombente di una nuova ondata di contagi, che secondo Conte impone “un atteggiamento prudente per non vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti finora”. Il premier esclude ancora una volta l’ipotesi di un nuovo lockdown nazionale, ma “potrebbero esserci, se necessarie, chiusure ben mirate”.
Sul Recovery Fund, Conte dichiara: “Stiamo rispettando la tabella di marcia dell’Ue. Per la trasparenza, avremo uno strumento per poter monitorare costantemente l’attuazione dei singoli progetti che saranno contenuti nel piano di rilancio”. E poi c’è la questione spinosa del Mes: “Mi sono dichiarato agnostico sul punto. Non accetto veti”, dice dopo i ripetuti inviti soprattutto da parte di Pd e Italia Viva a sfruttare quelle risorse. Conte quindi promette di valutare “gli strumenti di finanziamento a disposizione, pubblicamente, coinvolgendo il Parlamento”.
Sulla riforma dei Decreti sicurezza, Conte prende ancora tempo: “Ci ritagliamo il tempo tecnico per farlo esaminare dagli uffici e condividerlo nella versione finale. In gioco – dice il premier – ci sono la sicurezza e la protezione di tutti, cittadini e migranti”, convinto che il testo condiviso finora non cede “a slogan, senza dare credito a semplificazioni binarie del ‘pro’ e ‘contro’ gli immigrati”. Infine, Conte dice di sperare che riparta il dibattito parlamentare su quali debbano essere “le condizioni e i percorsi di integrazione più solidi ed efficaci per attribuire lo status di cittadino italiano”.
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