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“Nelle casse del partito…”. Conte e l’ennesima giravolta, scoppia la bomba nel M5S: cosa rivelano alcune fonti

Pubblicato il 25/11/2022 11:11

Hai capito Conte! Il M5S – anche se pensavamo di averle viste tutte – compie l’ennesima giravolta. Ed è un’altra di quelle pesanti, visto che ha a che fare con i denari. Il Movimento 5 Stelle infatti sarebbe pronto a mandare in soffitta la vecchia regola dei versamenti per le restituzioni, vale a dire le donazioni effettuate dai parlamentari per sostenere progetti a favore della collettività rinunciando a parte di indennità e diaria. Come rivela Il Tempo: “L’ipotesi al vaglio dei vertici prevedrebbe un’unica donazione secca mensile degli eletti, da duemila euro appunto, ma tutta destinata a finire nelle casse del M5S”. Pure illazioni? Macché. “Saranno poi i vertici (cioè Giuseppe Conte, ndr) a stabilire modalità e importi per opere da destinare ai cittadini”, spiegano in un secondo momento autorevoli fonti del Movimento all’Adnkronos. “Una quota parte variabile di volta in volta, a seconda dei margini di spesa disponibili”. (Continua a leggere dopo la foto)

Commenta Angela Barbieri: “Se il restyling dovesse andare in porto, si tratterebbe di una novità epocale per un Movimento che ha fatto delle restituzioni uno dei suoi cavalli di battaglia. Nella scorsa legislatura i parlamentari erano tenuti a versare 1.500 euro mensili al fondo per le restituzioni e 1.000 al partito. Inizialmente addirittura deputati e senatori M5S erano tenuti a presentare gli scontrini dei giustificativi delle loro spese – «non fate una vita francescana ma tutto quel che avanza donatelo alla collettività», li esortò Beppe Grillo – metodo poi sostituito da un più semplice forfait durante la reggenza Crimi. Ma il versamento diretto al partito non sarebbe l’unica novità allo studio” dalla nuova era Conte. (Continua a leggere dopo la foto)

I parlamentari, infatti, da questa legislatura – forti di un ruolo istituzionale – potrebbero anche finire per percepire l’indennità di carica, “tesoretto” finora reso alla collettività. Anche in questo caso, però, la maggior parte degli importi – due terzi per l’esattezza -, stando alle stesse fonti, “dovrebbe finire nelle casse di via di Campo Marzio, solo un terzo trattenuto dai diretti interessati. Oltre a restituzioni e indennità di carica, altro aspetto al vaglio del Comitato di garanzia grillino – di cui fanno parte Roberto Fico, Laura Bottici e Virginia Raggi – è quella di ‘scontare di ben l’80% la restituzione dell’assegno di fine mandato che, tra novembre e dicembre, i parlamentari uscenti del Movimento vedranno accreditato sul loro conto'”. (Continua a leggere dopo la foto)

Per fare un po’ di storia: “Tre legislature fa, quando il M5S approdò in Parlamento, il tesoretto del Tfr andava reso per intero. Poi Luigi Di Maio, da capo politico, intervenne sulla norma, sforbiciando la restituzione di un terzo: due terzi alla comunità, un terzo tenuto dai parlamentari come liquidazione. Molti però – la maggior parte dei 46 uscenti – hanno puntato i piedi, convinti di non dare indietro nemmeno un euro. Ragion per cui ai piani alti si sta ragionando su uno sconto «corposo, ovvero chiedere indietro il 20% della liquidazione spettante agli uscenti». Si tratterebbe di poco più di 8mila euro per singola legislatura al posto di 44mila. Il che farebbe crollare un potenziale tesoretto teso anche a ridare ossigeno alle casse del Movimento”.

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