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Perché l’Italia pagherà a lungo la passerella di Conte in Libia dai sequestratori

Pubblicato il 17/12/2020 17:19

Nella vicenda del sequestro, della detenzione e della liberazione dei pescatori italiani i soli vincitori sono loro stessi e le loro famiglie. Il più grande sconfitto è il governo italiano, e di conseguenza – ahnoi – l’intero Paese. Già, perché qualunque sia la verità dietro questa brutta storia, quel che rimane dagli atti è che il nostro governo non è riuscito a risolvere in meno di una settimana questa vicenda. E ciò agli occhi di tutti e dell’opinione pubblica internazionale vuol dire solo una cosa: che il nostro Paese è debole. Ma c’è un fatto ancora più grave in questo senso, ed è la passerella di Di Maio e Conte in Libia. È infatti la prima volta che la massima autorità di un Paese occidentale vada di persona dai sequestratori a riprendere i sequestrati.

In questo gesto c’è tutta l’approssimazione e l’incompetenza di Conte e dell’esecutivo. Non lo aveva mai fatto nessuna massima autorità per un motivo spietatamente semplice: questo è ritenuto un comportamento che incentiva i sequestratori. Ma c’è di più. Questo ennesimo Casalino-show (perché è evidente che dietro l’operazione ci sia un intento mediatico, utile per risollevare l’immagine del premier e di un governo sempre più allo sbando) è un altro segno di debolezza e sciatteria dell’Italia agli occhi del mondo.

108 giorni di prigioni sono una grave e sonora sconfitta. Sul piano politico e sul piano dell’immagine. Come analizza Indelicato su InsideOver, “Conte e Di Maio questo sanno ed è forse per via di questa consapevolezza che hanno deciso di volare a Bengasi. Hanno lasciato a Roma le beghe, le polemiche sugli errori per la gestione del coronavirus , per i tre mesi di sequestro dei pescatori e potranno rientrare con il regalo di Natale. Un po’ come quando, poco dopo la fase 2 della lotta al Covid, entrambi erano andati in aeroporto ad accogliere Silvia Romano , l’ostaggio italiano nelle mani di Al Shabaab in Somalia”.

“La vera vittoria – conclude Indelicato – è dei familiari. Questi ultimi con dignità hanno atteso per più di tre mesi e oggi, alla vigilia di un Natale tra i più tristi degli ultimi anni, potranno avere a casa i propri cari. La politica piuttosto che festeggiare deve interrogarsi: perché l’Italia ha perso così tanto peso in Libia? Perché i nostri concittadini non hanno potuto fare immediato ritorno dalle famiglie? E perché, soprattutto, il nostro Paese è apparso così debole?”.

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