Tredici anni e due mesi di carcere: questa la pena decisa dal tribunale di Locri, presieduto dal giudice Fulvio Accurso, per Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace e al centro di un modello di integrazione che era stato per mesi descritto come “esemplare” dalla stampa salvo poi essere travolto da un’inchiesta che ipotizzava l’esistenza di un vero e proprio sistema criminale dietro il cosiddetto “paese dell’accoglienza”.
La condanna è stata più pesante della richiesta avanzata dalla procura di Locri, che si era limitata a 7 anni e 11 mesi. I reati contestati a Lucano sono quelli di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Secondo i magistrati, il modello Riace era in realtà, quindi, un sistema criminale che lucrava sui migranti invece di provvedere a un reale sostegno. I legali di Lucano hanno parlato di “accanimento” nei confronti dell’ex sindaco di Riace “estraneo alle accuse contestate, ontologicamente incapace di agire per guadagno anche solo politico, come dimostrano le numerose proposte di candidatura rifiutate”.
“Mi sento sereno perché sono sicuro che prevarrà la verità” aveva detto Lucano nel giugno 2019, mentre entrava da imputato nel tribunale di Locri. Da capolista di “Un’altra Calabria è possibile” è candidato alle regionali del 3 e 4 ottobre prossimi a sostegno dell’ex pm ed ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. In caso di conferma della condanna, la sua carriera politica sarebbe però al capolinea.
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