Si continua a trattare, giorno dopo giorno. Con i Cinque Stelle che evocano la parola “revoca” ogni volta che si parla delle concessioni Autostrade e il Pd che invece si è convinto della necessità di trattare con il gruppo Atlantia dei Benetton per trovare una soluzione che permetta di evitare lo strappo (e la richiesta di “maxi-risarcimento” da oltre 20 miliardi). Alla fine, sarà la linea dem a prevalere, con buona pace di chi per qualche settimana ha veramente pensato che fosse possibile dire “basta” dopo il crollo del Ponte Morandi e i tanti, troppi episodi che hanno sottolineato lo stato di abbandono delle nostre tratte.
Non è un caso, d’altronde, che nel Milleproroghe sia stata inserita la norma studiata dal ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli e dal titolare del Tesoro Roberto Gualtieri: un provvedimento che rende teoricamente più facile procedere alla revoca, visto che riduce di fatto l’entità di eventuali indennizzi, ma che è in realtà l’arma per sedersi al tavolo con Atlantia in una posizione di forza. L’Ansa, in queste ore, racconta di fonti del governo che hanno anticipato l’ipotesi di una “maxi-multa” nei confronti dei Benetton per chiudere il dossier aperto dopo la caduta del Ponte Morandi senza arrivare alla revoca vera e propria delle concessioni.
Circolano già anche i contenuti di un possibile accordo tra le due parti, che a quanto pare sarebbe sempre più vicino: un indennizzo per la città di Genova, il taglio delle tariffe su tutta la rete autostradale di circa il 5%, un tetto massimo agli aumenti dei pedaggi che dovrebbe essere fissato intorno al 2% e la remunerazione del capitale realmente investito del 6-7%, In totale, la compensazione assumerebbe la portata di circa 3,5-4 miliardi di euro, che il governo potrebbe così sbandierare come la “punizione” inflitta al gruppo Benetton per il disastro combinato nella gestione delle nostre autostrade.
L’ipotesi al momento vede una sola componente contraria all’interno dell’esecutivo: i Cinque Stelle, che dopo aver insistito tanto sul punto della revoca ora temono di perdere la faccia in caso di accordo con Atlantia. Una tregua che invece non dispiacerebbe al premier Conte e per la quale bisogna però convincere ancora gli stessi Benetton, che per ora rifiutano le offerte del governo e promettono investimenti corposi e nuovi, stringenti sistemi di controllo. Nel frattempo, la sola ipotesi di un’intesa ha rilanciato il titolo in Borsa, in salita del 3,9%.
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