Cosa accadrà nel 2050 se il cambiamento climatico non verrà arrestato con delle nuove politiche e dei comportamenti virtuosi di superpotenze e comuni cittadini? Nel giro di trent’anni, secondo un recentissimo studio sul clima pubblicato su Il Sole 24 Ore, sott’acqua finiranno il Vietnam del Sud, Shanghai e Mumbai; verrebbe inondata e in Tailandia il 10% della popolazione, compresa buona parte di Bangkok; in Medio Oriente sarebbero divorati centri storici da Alessandria a Bassra. In Europa il rischio maggiore lo corre la Gran Bretagna, dove la popolazione nel mirino dell’innalzamento degli oceani è tre volte superiore a quanto finora ipotizzato.
E noi? Per l’Italia l’allarme maggiore è per Venezia e la costa nord-ovest. Lo studio è stato realizzato dall’organizzazione non profit americana Climate Central. Il risultato è scioccante. La popolazione globale a grave rischio di finire in permanenza sotto l’alta marea è infatti tripla rispetto alle stime finora esistenti, 150 milioni di persone entro il 2050.
Gli obiettivi di Parigi dell’Onu, ad oggi disattesi, puntano a una riduzione delle emissioni nocive di anidride carbonica. Ma se le emissioni continueranno a procedere al ritmo attuale, lo scenario sarà apocalittico. Più precisamente, spiega al Sole 24 Ore Scott Kulp, uno dei due principali autori assieme a Benjamin Strauss del nuovo studio a Climate Central, fondata nel 2008 e che nel board conta scienziati come anche Kathryn Murdoch, nuora di Rupert: “Al mondo la popolazione a rischio lungo le coste è tre volte quella ipotizzata in precedenza”.
Kulp continua: “Credo che il nostro modello possa e debba influenzare la comunità scientifica e i policymakers nel migliorare le difese, nel prendere iniziative ben più aggressive di prevenzione e protezione. Può spingere a un miglior calcolo del rapporto costi-benefici nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica legate all’effetto serra”.
Se l’Asia appare la regione del mondo più a rischio nei nuovi calcoli, anche per l’Europa fioccano nuove preoccupazioni. Conclude Kulp: È importante che ogni paese abbia dati di alta qualità per le sue zone costiere, sui livelli di oceani e mari come sull’elevazione”.
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