Il cosiddetto “Green new deal” italiano parte nel segno delle trivelle. Come nella contraddizioni più tipiche del nostro Paese, dopo che i 5Stelle avevano esultato a gran voce per aver ottenuto da Draghi la creazione del ministero della “transizione ecologica” (ministero che poi non è andato comunque a un grillino), ecco spuntare i primi provvedimenti del nuovo corso targato Cingolani. Verrebbe da dire: lo aveva promesso e lo ha fatto. Almeno la coerenza gli va riconosciuta. E così tornano le trivelle, in terra e in mare. E tornano alla mente anche le parole del ministro Roberto Cingolani che in un’intervista all’Eni del 2018 (ripresa da Domani) diceva: “In questo momento il gas è uno dei mali minori”. E così è partito il suo mandato, con un’approvazione alle fonti fossili. (Continua a leggere dopo la foto)
Sul magazine dell’Eni “World Energy” Cingolani aveva inoltre detto: “Nel medio e lungo termine è la risorsa più sostenibile. Il fotovoltaico se non ci fossero incentivi di Stato avrebbe scarso successo perché ha un costo per watt ancora troppo elevato. È bello, rinnovabile, ma ancora troppo caro. L’idroelettrico? Bellissimo, ma non basta per tutti. L’eolico? Ha limiti di ingombro”. Ma Cingolani ha espresso dubbi anche sulla sostituzione della cara vecchia benzina per il settore automobilistico: “Siamo lontani dall’autonomia dei veicoli a benzina. Inoltre abbiamo un’altra limitazione importante: serve un’infrastruttura di ricarica, come i benzinai, da trovare ogni 30 km. Ma a differenza dei benzinai dove il pieno si fa in un minuto, la ricarica della batteria può portare via 40 minuti”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Insomma, dato che le altre fonti di energia non lo convincono del tutto, meglio continuare a trivellare e a investire sul fossile. Ecco la transizione ecologica. E così, andando a guardare sul sito del ministero dell’ambiente, si scopre che tra i primi provvedimenti ci sono alcune messe in produzione di alcuni giacimenti nell’Adriatico, nello specifico quello denominato “Teodorico“, e altre trivellazioni a terra. Del resto, anche su questo Cingolani era stato chiaro: “È intenzione del ministero della Transizione ecologica definire il Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenible delle aree idonee, la mappa delle aree in Italia dove si possono cercare ed estrarre idrocarburi) entro i termini di legge del prossimo 30 settembre”. (Continua a leggere dopo la foto)
Lo aveva detto il 16 marzo 2021 presentando in videoconferenza le linee guida del suo ministero alle Commissioni Ambiente ed Attività produttive di Camera e Senato. L’obbiettivo del ministero, ha aggiunto Cingolani, è assicurare “la collaborazione delle amministrazioni regionali” e individuare “un quadro definito da sottoporre a Vas delle aree ove è consentita l’attività ricerca ed estrazione di idrocarburi sul territorio nazionale”.
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