Ha fatto molto discutere il progetto Neuralink avviato da Elon Musk. Come probabilmente saprete, si tratta dell’impianto di un microchip nel cervello di un paziente. Un tema delicato e controverso. Che è stato inizialmente presentato in modo positivo, come un aiuto fornito dalla tecnologia a persone affette da disabilità. Ma questo è solo uno degli aspetti della questione. Perché le possibili evoluzioni nell’uso di questa tecnologia, ragionevolmente, non si fermerebbero a questo. Come sempre succede quando si mettono a disposizione nuovi strumenti, è l’uso che poi ne viene fatto a essere a rappresentare sia un’opportunità, sia un pericolo. Occorre perciò riflettere bene sulle clamorose novità di cui ieri ha parlato Elon Musk, in merito alle condizioni del suo “paziente zero”. (continua dopo la foto)
“Il paziente sembra essersi ripreso completamente, senza effetti negativi”, ha scritto il miliardario americano in un tweet. Poi ha sganciato la bomba: “Ora è in grado di controllare il mouse e di muoverlo sullo schermo semplicemente pensando”. Insomma, ci siamo arrivati. Quello che sembrava solo un tema per i film di fantascienza, grazie a Neuralink è diventato realtà. Il primo uomo a cui è stata impiantata la tecnologia cerebrale, ora può controllare il mouse di un computer con il pensiero. Un fantastico risultato per chi, per l’appunto, soffre di gravi disabilità. Ma con implicazioni enormi per la società intera e per tutti noi. (continua dopo la foto)
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Sì, perché Neuralink ha sviluppato una tecnologia che, comunque la si voglia vedere, “potenzia” le funzioni del cervello umano. Rende possibile interagire con gli strumenti tecnologici semplicemente con il pensiero. E non è credibile pensare che il suo utilizzo si fermerà alle persone che ne hanno veramente bisogno. La strada verso la creazione di un ibrido fra uomo e macchina sembra ormai aperta. E’ il grande tema del transumanesimo, che sembrava anch’esso una fantasia da scrittori e invece ora è alle porte. Con due grandi domande. Se qualcuno si farà impiantare il chip cerebrale, riuscirà a implementare le proprie capacità in modi non ancora del tutto prevedibili. Rendendo praticamente obbligatorio per tutti fare la stessa cosa, pena la divisione in un’umanità di serie A e un’altra di serie B. (continua dopo la foto)
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Ma questa divisione avverrà ugualmente se questi strumenti, una volta implementati, saranno disponibili solo per una cerchia ristretta di persone economicamente molto agiate. Questo sui costi, la distribuzione e la fruibilità delle nuove tecnologie “invasive” e impiantate all’interno del corpo umano è il tema più spinoso e preoccupante. Perché la creazione di una elite in grado di utilizzare mezzi impensabili e negati a tutti gli altri cambierebbe per sempre il destino dell’umanità. Peraltro, la stessa cosa vale se si pensa al possibile uso coercitivo e di controllo sociale che gli impianti potrebbero ragionevolmente causare. Consegnando a chi li controllerà un potere enorme, sia sul piano economico, sia su quello del dominio sugli altri esseri umani. Che dipenderebbero sempre di più da un “click” su un computer e dai capricci dei potenti.
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