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Censura sulla guerra in tv: il piano di Rai e Parlamento per silenziare contenuti e ospiti sgraditi

Pubblicato il 20/05/2022 08:36

Lo chiamano “filtro” sulle presenze in tv, è da leggersi come “censura”. Quella censura che ora arriva in via ufficiale e definitiva. Rai e Copasir si dicono pronti alla guerra contro le “fake news”, ossia contro le notizie che di fake hanno poco, ma che semplicemente vanno contro la narrazione a senso unico e contro la propaganda di governo, dal Covid alla guerra in Ucraina. E così via. Sarà dunque istituito un organismo interno che ‘valuti’ gli ospiti e soprattutto svolga un’azione preventiva di garanzia per distinguere cosa è informazione e cosa non lo è. Come spiega Il Tempo, è “un meccanismo che possa agire da freno alle ingerenze nei media di esponenti accademici o giornalisti a sostegno delle tesi di Mosca”. Leggasi Orsini e tanti altri. (Continua a leggere dopo la foto)

Nella guerra alle fake news portata avanti dal Copasir e dalla Commissione di vigilanza Rai si ragiona anche di questa proposta sul tavolo. Chiamarla censura non si può, ma di questo si tratta. “Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha dato il via libera all’indagine conoscitiva, sulla base delle precedenti audizioni dei vertici delle due Agenzie, dell’amministratore delegato della Rai e dell’Agcom. Prima di inviare un atto di indirizzo da sottoporre al Parlamento la lotta alle ingerenze russe si dota di uno strumento in più. Si allargherà il faro dalle tv ai social, con l’intento di audire chi li guida, la Polizia postale, il sottosegretario all’Editoria, il capo del Dis e l’Agenzia per la cybersicurezza”. (Continua a leggere dopo la foto)

Intanto, i rappresentanti del Copasir prima di volare a Washington il 12 giugno, saranno a Bruxelles per condividere il lavoro del Parlamento europeo che ha già votato per segnare un punto nella guerra contro la disinformazione. Non solo l’Italia, dunque, ma ancora una volta lo zampino di Bruxelles. Nei giorni scorsi è arrivata la sponda del governo che ha dato il via libera al contratto del servizio pubblico imponendo anche la necessità di garantire una informazione “obiettiva, veritiera, pluralista e completa», anche attraverso il «contrasto alla disinformazione”. Fa quasi ridere. (Continua a leggere dopo la foto)

È la stessa battaglia portata avanti dalla Commissione di vigilanza Rai che sta lavorando a delle regole per – questo uno dei punti – “contrastare la disinformazione garantire la veridicità delle notizie e delle fonti, puntando ad assicurare l’equilibrio corretto delle posizioni esposte”. L’invito al servizio pubblico è quello di “attivare strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di fake news e prevedere in proposito; […] nonché a sensibilizzare i conduttori dei programmi e i propri dipendenti e collaboratori, anche attraverso specifiche azioni formative, ad attenersi scrupolosamente nella loro attività ai principi del factchecking”. Un invito alla censura, dunque, ma anche all’autocensura. Così siamo messi. E intanto in Europa siamo scesi ancora di più nella classifica dei Paesi per libertà di stampa. 21esimi su 27.

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