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La Casellati cerca postini: il Senato mette sul piatto 175mila euro dei cittadini

Pubblicato il 06/10/2020 15:09 - Aggiornato il 06/10/2020 15:10

La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati cerca postini, e ha fatto pubblicare un annuncio che non lascia spazio ad equivoci. Per aggiudicarsi l’appalto – si legge sul Fatto Quotidiano – per il servizio di recapito da e per gli uffici del Senato, ci sono in palio 175 mila euro. Nessuna improvvisazione, nemmeno sul look: il servizio se lo aggiudicherà la ditta in grado di garantire la massima professionalità e il massimo decoro. La Casellati, del resto, a queste cose ci tiene molto.

“Il servizio dovrà essere svolto da personale qualificato, regolarmente e direttamente impiegato dalla ditta affidataria e in possesso di doti di correttezza e riservatezza”, si legge nell’annuncio curato dall’Ufficio del cerimoniale della Casellati. Che ha pensato proprio a tutto: i suoi postini dovranno essere rintracciabili in ogni momento e quindi avere in dotazione un cellulare di servizio; dovranno poi conoscere a menadito l’urbe ed essere ovviamente provvisti di tutti i permessi per accedere o rientrare in centro. Di rigore giacca e cravatta, altrimenti niente da fare.

La Casellati, del resto, già poco dopo l’insediamento veniva vista come il “terrore del servizio del Cerimoniale” che, a quanto pare, impazzisce per via dell’attenzione spasmodica di lei a “chi siede dove” e a tutte le procedure legate all’apparenza dell’Istituzione. Il rinnovamento del personale dedicato alla posta non sorprende più di tanto. Alberti Casellati con uno dei suoi primi atti ha raso al suolo il gruppo che per tradizione formava la segreteria del presidente. Erano tutti precari di Palazzo.

Di fatto – come scriveva L’Espresso qualche tempo fa – dopo non aver rinnovato gli otto a contratto in segreteria, Casellati “si è costruita uno staff di una ventina di persone, molte provenienti dalla morente Forza Italia, tra cui la moglie del senatore Lucio Malan. Annullando, comunque, in un colpo solo gli anni in cui il Palazzo tentava di rispondere all’onda anti-casta tagliando personale ed emolumenti”. Ed ora sotto con altri 175mila euro per i postini.

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