Rocco Casalino nel mirino del Copasir, il comitato di vigilanza sui servizi segreti vuole sentire il tuttofare di Conte nelle ultime settimane è stato coinvolto in due casi sospetti che hanno allertato Palazzo Marino che si occupa di sicurezza nazionale e ora vuole vederci chiaro sia sul caso-Libia che su quello del presunto hackeraggio dei profili di Palazzo Chigi. Il caso-Libia si riferisce alla scoperta che fece per primo Il Foglio che segnò il 17 dicembre scorso che Casalino, dialogando telefonicamente con i giornalisti che chiedevano informazioni sulla missione italiana per completare la liberazione dei 18 pescatori tenuti in ostaggio da 108 giorni dalle milizie del generale Haftar, aveva mandato la sua geolocalizzazione da Bengasi durante il viaggio al seguito di Conte e Luigi Di Maio, giunti in Cirenaica per la “passerella” politica della liberazione di pescatori italiani rapiti in Libia. (Continua a leggere dopo la foto)
Casalino si affrettò a dire di non aver mai inviato alcun messaggio, per quanto gli screenshot pubblicati e poi rimossi da Il Foglio sul suo sito indicassero platealmente sulla mappa, l’aeroporto dove la delegazione italiana si trovava in quel momento, e una scritta eloquente: “Municipalità di Benghazi”. Come riporta Andrea Muratore su InsideOver, “il secondo caso è più recente e ha a che fare con la querelle della crisi di governo. Dopo la rottura di Matteo Renzi con Giuseppe Conte del 13 gennaio scorso, per qualche minuto i profili social di Conte hanno visto comparire nelle storie un’immagine rimandante a una pagina di sostegno al premier con la scritta “Clicca qui se vuoi mandare a casa Renzi” che indirizzava a un gruppo appena costituito”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il responsabile web e social media della presidenza del Consiglio, Dario Adamo, si era trincerato dietro la giustificazione di un “possibile hackeraggio” degli account di Conte. Una cosa a cui hanno creduto in pochi ma che se fosse vera, appunto, meriterebbe l’attenzione del Copasir. “Facebook ha smentito prove di un hackeraggio, mentre il giornalista David Carretta, corrispondente da Bruxelles di Radio Radicale, su Twitter ha fatto notare che la scelta era tra due alternative altrettanto gravi: o un account di un presidente del Consiglio di uno Stato del G7 era stato facilmente ‘forato’ oppure il suo staff di comunicazione stava palesemente mentendo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Significativo è il fatto che Conte non abbia presentato alcuna denuncia per l’accaduto. Questo aumenta i sospetti di un possibile depistaggio mediatico compiuto dal team di comunicazione di Palazzo Chigi. Ma ora il Copasir chiarirà sull’accaduto dopo le indagini. Casalino è dunque al centro del mirino. Conclude Muratore: “Quando si arrivano a coinvolgere i decisivi dossier della sicurezza nazionale, non c’è più narrazione che conta: capire se per nutrire l’immagine comunicativa del premier Casalino e il suo team si sono spinti o meno fino ad anticipare una missione diplomatica segreta via telefono o a simulare un gravissimo hackeraggio alle utenze di Palazzo Chigi è questione rilevante per le attività del Copasir”.
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