“Se il massaggiatore o il dottore ti dicevano di fare una puntura in più si faceva e basta, pur di giocare”. Una testimonianza agghiacciante, quella dell’ex calciatore Stefano Turchi, che ai microfoni del programma Fuori dal Coro, condotto da Mario Giordano su Rete4, ha raccontato la sua verità sullo scandalo dei farmaci che per tanti anni gli atleti erano stati costretti ad assumere nei campionati italiani. Prodotti non meglio identificati e alla base dei tantissimi problemi di salute che gli atleti avrebbero accusato negli anni successivi. Turchi, ex calciatore dell’Ancona, si è ammalato di quella che molti chiamano “la malattia del pallone”: “Ho iniziato ad avere i primi sintomi sulla gamba sinistra, la trascinavo, inciampavo spesso. Mi hanno diagnosticato la Sla. Oggi vivo alla giornata: le gambe sono sempre un po’ più deboli, parlare e deglutire è sempre più difficile, bisogna tenere duro e andare avanti”. Trovate qui il video completo del servizio. (Continua a leggere dopo la foto)
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Stefano pensa che proprio quelle medicine assunte da giovane possano aver provocato, oggi, la sua malattia: “Mi proponevano punture, flebo, creatina. A 18 anni non puoi dire no. Mi dicevano che quei farmaci mi avrebbero aiutato nel recupero fisico, come fai a pensare che ti stia dando qualcosa che ti fa male?”. Una paura condivisa da tantissimi ex calciatori, tanto che nei giorni scorsi era arrivato l’appello di Dino Baggio: “Bisognerebbe investigare sulle sostanze che venivano date in quegli anni”. (Continua a leggere dopo la foto)
Massimo Brambati, in passato centrocampista del Torino, ha detto a sua volta a Fuori dal Coro: “Non ho ancora trovato un medico che neghi il collegamento tra questi farmaci ed eventuali malattie. Abbiamo preso troppa roba, roba che sarebbe diventata illegale negli anni successivi”. Secondo Massimiliano Castellani, giornalista de L’Avvenire, le morti sospette di ex atleti sarebbero addirittura 350: “Non c’era nemmeno la percezione di cosa si prendeva. Alcune squadre minori non avevano nemmeno un medico sportivo, si affidavano ai consigli di qualche infermiere”. (Continua a leggere dopo la foto)
Tra i primi a denunciare era stato Carlo Petrini, ex calciatore degli anni ’70 scomparso per un tumore al cervello: “Capitava che ci uscisse bava verde dalla bocca, quasi ti impediva di respirare. Nessuno sapeva di cosa si trattasse. Non ci si preoccupa di cosa si dà a un calciatore in quei momenti, nessuno pensa che 30 anni dopo potrebbe succedere qualcosa”. Contro Petrini si era alzato un muro, tanto che lo stesso atleta aveva raccontato, prima della sua morte, di aver trovato ostalità da parte del mondo del calcio: “Queste cose, mi dicevano, si fanno ma non si dicono, non escono dagli spogliatoi”.
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