Tempo di voltare pagina, con la fine del governo giallorosso e il passaggio a quello Draghi. Una cessione di testimone che segna l’avverarsi del meno auspicabile degli scenario: dal 2018 a oggi, si è passati gradualmente da un governo di forze di rotture (così si presentavano Lega e Cinque Stelle) a un esecutivo totalmente asservito all’establishment e a quella Troika perfettamente rappresentata proprio da Mario Draghi, tra i protagonisti della svendita dell’Italia durante la folle stagione delle privatizzazioni. Si cerca, in queste ore, una quadra, tra chi vuole un ministero e chi non si rassegna a lasciare il proprio. Mentre qualcuno prepara gli scatoloni, sapendo di essere arrivato al capolinea. Tra questi, il potentissimo Rocco Casalino, l’uomo ombra dell’ormai ex premier Giuseppe Conte.
Difficilmente si era visto, nella lunga storia della Repubblica italiana, un portavoce riuscire a ritagliarsi un peso specifico così determinante come fatto dall’ex Grande Fratello. Persona ambiziosa e che aveva messo le cose in chiaro fin da subito, se è vero quanto raccontato dal Corriere della Sera sulla gestione del suo ufficio. Appena vista la stanza che avrebbe dovuto ospitarla nei mesi a venire, Casalino “urlò, sbattendo i piedi: Orrore, è uno sgabuzzino!”. E via a una lunga serie di lavori per ampliare la stanza, fino a farla diventare delle dimensioni “di un campo da calcetto”. Per portare via tutti gli scatoloni, ora che l’avventura di Casalino è finita, servirà probabilmente una ditta di traslochi.
Mesi vissuti da protagonista, quelli dei governi prima gialloverde e poi giallorosso. Durante i quali Casalino ha mostrato all’Italia il suo carattere, senza filtri. Permaloso, un po’ mitomane, tutt’altro che allergico alla luce dei riflettori. Anzi. Una voglia di essere al centro della scena che lo ha portato spesso e volentieri a uscite sbadate, qualche volta anche grottesche. Come quel “li cacciamo tutti” rivolto ai dirigenti del Mef. O, molto peggio, le lamentele con i giornalisti all’indomani della tragedia del Ponte Morandi: “Basta, non mi stressate con queste chiamate continue. Ho pure diritto a farmi un paio di giorni, mi sono già saltati Ferragosto, Santo Stefano…”. Talmente fuori luogo da dover ricorrere alle precipitose scuse.
Sotto Casalino, Palazzo Chigi si è avvicinato sempre più alle logiche del reality show, tra conferenze stampa in cui oltre al premier doveva, rigorosamente, essere inquadrato anche il portavoce e gli Stati Generali dell’economia nello sfarzo di Villa Doria Pamphili. Alla fine, però, Rocco è andato in tilt come Conte, precipitando in una crisi di governo senza saperla gestire. Dopo l’incarico conferito a Draghi da Mattarella, alcuni esponenti 5 Stelle hanno parlato di pressioni ricevute per non votare la fiducia. Da parte di chi non rassegnava proprio al tramonto del Conte ter.
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