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Il business dei tamponi. Ecco come la lobby delle farmacie si è assicurata questo fiume di danaro

Pubblicato il 14/07/2022 10:23

È una strategia perfetta, portata a compimento grazie all’intenso lavoro di lobbing delle farmacie con il governo. Parliamo del business dei tamponi, un affare che genera milioni di euro e che così come è strutturato fa fare palate di denaro. A spiegare il meccanismo è Domani: “Nelle parafarmacie non si possono fare tamponi rapidi antigenici e test sierologici. La Corte costituzionale è stata chiara. Le norme che ne consentono l’effettuazione solo alle farmacie (commi 418 e 419 della legge 178 del 2020) non determinano «un’irragionevole disparità di trattamento tra farmacie e parafarmacie» né limitano la libertà di iniziativa economica delle seconde (articoli 3 e 41 della Costituzione). Così si è espressa la Corte con riferimento alla questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tar Marche, a seguito del ricorso di titolari di parafarmacie e associazioni di categoria”. (Continua a leggere dopo la foto)

Dunque, il pallino del gioco resta in mano esclusivamente alla farmacie. E se solo loro possono assicurare ai fini burocratici e legislativi la validità della positività o negatività, ecco qua che il cittadino è obbligato a fare i tamponi da loro. Nell’aprile 2021 – spiega Domani – la Regione Marche aveva approvato un accordo con le associazioni più rappresentative delle parafarmacie per l’effettuazione dei test Covid (deliberazione numero 465), “al fine di facilitare l’accesso dei cittadini alle prestazioni sanitarie, aumentare l’efficienza e la capillarità delle attività di prevenzione, mettere in atto un controllo più accurato dell’evoluzione della pandemia”. Alle parafarmacie era imposto, in particolare, “che i test si svolgessero con il presidio di un farmacista e che l’esito dei tamponi fosse comunicato all’amministrazione regionale ai fini dell’inserimento in apposita banca dati”. (Continua a leggere dopo la foto)

Federfarma Marche, la federazione nazionale dei titolari di farmacia, aveva chiesto alla giunta regionale l’annullamento della deliberazione, e la giunta aveva provveduto. Ricorda Domani che il tema era stato oggetto di ricorso al Tribunale amministrativo regionale delle marche, che aveva sollevato la questione di costituzionalità riguardo alla norma che consente solo alle farmacie di fare ramponi. Secondo il Tar, “un farmacista abilitato è idoneo ad eseguire tutte le prestazioni connesse all’arte farmaceutica a prescindere dal luogo in cui egli si trovi ad operare”. (Continua a leggere dopo la foto)

Non c’è “una differenza oggettiva fra la prestazione erogata nella farmacia e quella erogata nella parafarmacia”, e in entrambi i casi il tampone sarebbe stato eseguito sotto la sorveglianza del farmacista. Il Tar rilevava ancora che la limitazione disposta dalla legge è “in conflitto logico con la ratio sottesa alla normativa emergenziale, ossia quella di incrementare il numero di tamponi”. Secondo la Corte costituzionale, però, le cose non stanno così e alcuni passaggi della sentenza lasciano perplessi. Alla fine dei giochi, quindi, il business resta totalmente in mano alle farmacie.

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