Mentre il governo istituisce una sorta di “Ministero della verità” di orwelliana memoria, in rete (fortunatamente) il dibattito impazza. E si deve approfittare di questi momenti, prima che la scure dei censori si abbatta su tutti noi, e in tv e sui giornali ci ritroveremo a guardare solo i videomessaggi di Conte o di Burioni. Ed è proprio su Burioni che ci soffermiamo. Perché sui social stanno rimbalzando una serie di sue pazzesche “cantonate”, ossia di affermazioni che egli ha lanciato dal salotto di Fazio o da altre tribune e che poi sono state puntualmente smentite. Dunque ora ci si chiede: tutti noi per dire qualcosa dovremo passare sotto l’approvazione del Ministero della Verità, lui invece può dire castronerie senza limiti? La task force del governo per controllare la diffusione di “fake news”, altrimenti dette bufale, sul coronavirus, è vera, reale, e l’ha annunciata il sottosegretario Martella, con grande enfasi. Ma non è tutto, perché c’è di nuovo lo zampino di Burioni.

Il virologo ha smesso i panni del medico per vestire quelli del gerarca di Regime e ha pubblicamente auspicato – insieme ad 11 altri eminenti scienziati italiani – un provvedimento in linea con la Task Force del governo per censurare e assicurare che la copertura delle notizie riguardanti la pandemia del Coronavirus venga coordinata e decisa dalle principali testate italiane insieme all’Ordine dei Giornalisti e ad una super struttura governativa di controllo che, in futuro, dovrebbe gestire il monitoraggio e la risposta ad altre eventuali epidemie. La questione è delicata, e gravissima. Il gruppo di scienziati ha pubblicato un post su “Medical Facts” dal titolo “Convivere con COVID-19: proposta scientifica per riaprire l’Italia, gestendo in modo sicuro la transizione da pandemia a endemia”, con lo scopo di disegnare alcuni possibili scenari per la riapertura.

Il quinto punto del documento è quello più preoccupante, ed è quello che costituisce una seria minaccia alla libertà di stampa. Burioni e i suoi infatti ipotizzano la sospensione dell’indipendenza del Quarto Potere. Come racconta anche Wolfgang Achtner su lavocedinewyork.com “Si raccomanda una ‘condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente)’. Con un linguaggio molto ovattato si sta suggerendo ai giornalisti di lavorare non più indipendentemente ma insieme alle autorità e, quindi, di richiedere l’autorizzazione prima di pubblicare i loro pezzi e ancora di non pubblicare notizie che non siano gradite – a prescindere dai fatti – con la scusa di non allarmare i cittadini!”.

In parole povere si raccomanda al governo di controllare totalmente la stampa. In Italia, la libertà d’opinione e la libertà della stampa sono tutelate dall’articolo 21 della Costituzione italiana. E non saranno né Burioni, né la Task Force di Conte e Colao a violare questo diritto. La Task Force, infatti, nasce con l’intento di assicurarsi che sia diffusa solo LA VERITÀ sul Covid-19, ma non si conosce ancora il criterio con cui il Governo abbia scelto gli “esperti” addetti a questo arduo compito, visto che tra loro non c’è neppure un medico o un virologo. Tutto questo mentre vengono limitate di giorno in giorno le nostre libertà fondamentali e costituzionali. I “debunker” saranno chiamati infatti a scegliere cosa sia vero o falso per tutta Italia. Un’assurdità. Mente rimbalza sui social – come si diceva – una puntata di “Che tempo che fa” in particolare in cui si sente Burioni affermare (tra le altre cose discutibili): “In Italia in questo momento il rischio di contrarre il coronavirus è zero”. Era il 2 febbraio. Poi sappiamo come è andata…

“Le scelte che stiamo facendo possono rassicurare il nostro paese”, dichiarava invece il ministro della Salute Roberto Speranza, ma dal 21 febbraio le cose sono andate in maniera tragicamente diversa. Meno di venti giorni dopo le affermazioni di Speranza e il supervirologo Burioni l’epidemia scoppiava nel nostro paese. In quel momento non si poteva prevedere certo quello che sarebbe successo poco dopo. La domanda che alcuni si fanno sul web e non solo, alla luce di queste frasi e della pandemia successiva, è però questa: perché loro possono dire quello che vogliono senza che nessuno dica niente?

Ma cos’altro dicevano Burioni e Speranza quel giorno? Come riportano Le Iene, Burioni lodava le misure prese dal ministro e dal governo, e riassumeva così la situazione: “Ci sono stati due casi ma siamo stati in grado di contenerli (quelli dei due turisti cinesi a Roma del 30 gennaio, ndr), gli italiani stanno ritornando in sicurezza. La difesa che noi abbiamo contro questa malattia è tenerla lontana, sperando che l’epidemia si esaurisca o anche che il virus diventi più buono perché i virus col tempo hanno la tendenza in generale a diventare meno aggressivi. Speriamo che questo accada in modo da dimenticare questa brutta cosa quanto prima”.

E tutta questa gente con le mascherine? “Sarà per l’inquinamento… Il virus in Italia non sta circolando. Ci si può preoccupare dei fulmini, delle alluvioni, non di quel virus in questo momento no”, ironizzavano Speranza e Burioni. Il virologo poi insisteva: “Lavarsi le mani serve per prevenire, ma non per prevenire il coronavirus che in Italia non c’è”. Purtroppo poco dopo le cose sono andate in maniera tragicamente diversa. Ma Burioni non si accontenta di “Che tempo che fa” in prima serata su Rai2. Lui parla anche ai principali quotidiani, senza che il Ministero della Verità intervenga. E a La Stampa (1 febbraio 2020) ripeteva: “Le mascherine non forniscono alcuna protezione dal coronavirus. Servono a non far diffondere il virus da parte di chi lo ha già contratto”. Questi sono solo alcuni esempi, ma ce ne sono altri, molti altri. E sono loro a dover stabilire cosa sia “vero” e cosa sia “giusto”?
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