Il virologo Francesco Broccolo, docente di microbiologia clinica all’Università Bicocca di Milano, ha rilasciato una lunga e interessantissima intervista a La Verità in cui spiega la collusione che c’è stata tra politica e scienza per far crede che era tutto a posto e tutto sotto controllo. Dice Broccolo: “Gli errori di comunicazione nascono per due motivi: il primo motivo è che questa pandemia è stata una sperimentazione ad interim, ovvero si scoprivano le cose strada facendo. Vedi l’efficacia del vaccino sulla malattia e sull’infezione… All’inizio, infatti, si parlava sempre di efficacia e non si distingueva mai l’efficacia sulla malattia e l’efficacia sull’infezione. Sia i tecnici sia i politici non operavano questa distinzione. Questo è stato un errore perché non si sapeva la reale efficacia del vaccino e quindi si metteva tutto nel calderone. L’altro motivo è che si è voluto rincuorare la popolazione che con il vaccino tutto si sarebbe messo a posto subito e in poco tempo. C’è stata una collusione tra la scienza e la politica nel voler rassicurare i cittadini che le cose stavano andando per il verso giusto”. (Continua a leggere dopo la foto)
Continua Broccolo: “Ci sono stati esperti e tecnici che si sono fatti tirare per la giacca e molti di questi sono stati poco oggettivi. Addirittura, invece, chi guardava le cose in modo oggettivo veniva imbavagliato. Diciamo la la verità: molti esperti cercavano di essere fuori dal coro analizzando le cose m modo eccessivo per mettere magari il faccione in tv e stare sulla cresta dell’onda. In tv sembrava che i virologi e gli infettivologi avessero un potere enorme tanto da guidare la politica e dunque apparentemente poteva sembrare che il potere della scienza fosse superiore a tutto. Il punto, però, è che gli esperti che venivano poi realmente consultati dalla politica erano quelli del Comitato Tecnico Scientifico e non gli esperti che andavano in televisione. E quel Cts era composto, tra gli altri, da ginecologi e altri medici vari, ma di virologi nemmeno l’ombra”. (Continua a leggere dopo la foto)
Denuncia ancora Broccolo: “In quel primo Cts (il primo formato da Conte e Speranza, ndr) non c’era un virologo! Manco uno! E manco un infettivologo! E si parlava di una pandemia, non di malattie sessualmente trasmissibili. Malafede nelle comunicazioni agli italiani? Il Green pass all’inizio aveva un razionale scientifico perché spingeva, magari in un modo non tanto gentile, a vaccinarsi tutta una serie di persone che erano indecise. Almeno all’inizio, quindi, il Green pass è stato uno strumento sicuramente politica ma anche utile. Quando siamo arrivati ad avere un numero importante di vaccinati il Green pass è stato uno strumento puramente politico, soprattutto dal momento in cui si è capito che il vaccinato poteva infettare chiunque. E allora mi chiedo: perché si è continuato a insistere nel voler costringere i cittadini?”. (Continua a leggere dopo la foto)
La risposta che si dà il professor Broccolo è questa: “Il Green pass non garantiva la non trasmissibilità dell’infezione. Di conseguenza perché insistere ancora quando poi vieni a sapere che la Camere dei deputali era praticamente l’unico luogo d’Italia dove si poteva accedere senza Green pass? Anche Draghi è stato vittima di un inganno da porte dei tecnici. I quali gli hanno fatto credere che davvero potevi avere la certezza di non contagiarti se avevi il Green pass. O viceversa se lui stesso abbia voluto forzare ulteriormente. Sul fatto che sia stata una forzatura credo non vi siano dubbi. È innegabile. Si è sempre saputo che questo vaccino non era come quello della polio, ad esempio, che blocca la trasmissione della malattia. Questo vaccino non ferma l’infezione. E allora perché dare una carta verde per accedere a vari lunghi per garantire la non trasmissibilità?”. Urgono risposte. E allora sì che ci sarà da divertirsi.
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