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“I tamponi antigenici hanno una precisione che va dal 78 al 99%”. I risultati dello studio inglese

Pubblicato il 18/11/2021 13:51

Abbiamo sentito spesso parlare dei tamponi antigenici come di un test sì rapido, ma poco attendibile nel riconoscimento dei pazienti colpiti dal Covid. Una sorta di strumento di serie b sul quale non fare troppo affidamento, buono semmai per avviare ulteriori accertamenti in caso di sintomi e di un primo riscontro di positività. Ma è davvero così che stanno le cose? O forse stiamo sottovalutando le potenzialità di uno strumento che tornerebbe utile, con i vaccini che hanno dimostrato di non essere affatto garanzia assoluta di protezione dal virus? Un recente studio propende per questa seconda ipotesi.

A realizzare la ricerca è stato l’ente inglese no-profit Cochrane Collaboration, nato con lo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere le informazioni relative alla efficacia e alla sicurezza degli interventi sanitari. I risultati sono stati pubblicati al termine di un lungo percorso che ha preso in considerazione 64 diversi studi, che hanno invetigato la reale precisione dei 16 differenti tipi di test antigenici per capirne la reale attendibilità rispetto al classico test svolto in laboratorio, per i quali sono necessarie almeno 24 ore prima di conoscere il responso.

La ricerca pubblicata da Cochrane Collaboration sul proprio sito ha rivelato come, in pazienti positivi e sintomatici, la precisione dei tamponi antigenici sia del 72%, una percentuale che va a salire fino al 78% se il test viene effettuato durante la prima settimana di positività. Per quanto riguarda i non positivi, invece, il dato è ancora più confortante: l’infezione è stata correttamente esclusa dai tamponi nel 99,5% dei casi nei sintomatici e nel 98,9% negli asintomatici.

Dai risultati, dunque, si evidenzia come “alcuni test antigenici sono abbastanza accurati da poter sostituire gli esami in laboratorio nei pazienti sintomatici”. Considerando la grande rapidità (30-60 minuti per conoscere il risultato), si tratta dunque di uno strumento prezioso, ancora ignorato però dal nostro governo, che marcia addirittura verso l’esclusione del test antigenico come possibile requisito per ottenere il Green pass: dovesse passare questa linea, non condivisa da tutto l’esecutivo, il certificato virtuale sarebbe rilasciato soltanto in caso di vaccinazione o guarigione dal Covid.

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