“Un sabotaggio da parte degli Stati Uniti”. Un’accusa durissima quella lanciata dal premio Pulitzer Seymour Hersh, che ha pubblicato un attacco diretto alla Casa Bianca in merito alle esplosioni che durante lo scorso settembre avevano gravemente danneggiato i gasdotti Nord Stream che uniscono Russia e Germania, correndo nel mar Baltico. Il giornalista ha ricostruito l’accaduto e, basandosi anche sulle rivelazioni fatte da una fonte anonima, ha sottolineato come l’operazione sarebbe stata ordinata dal governo americano e organizzata dalla Cia e dalle forze armate della Norvegia. Trovate qui l’articolo originale, subito diventato virale in rete. Washington ha smentito categoricamente questa ricostruzione, ma per la Russia l’inchiesta potrebbe essere molto puntuale. (Continua a leggere dopo la foto)
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Mosca, poco dopo la pubblicazione dello scoop, ha infatti chiesto che vegna indetta una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu proprio per discutere dell’accaduto. Secondo il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, il sabotaggio al Nord Stream sarebbe stato un “atto di terrorismo” non solo contro la Russia ma anche contro la Germania. (Continua a leggere dopo la foto)
Secondo l’85enne giornalista Hersh, “nella reazione dei media mainstream rivedo uno schema che ho già incontrato molte volte nella mia lunga storia di reporter”. Il paragone è con l’inchiesta rivelazione del massacro di My Lai, compiuto in Vietnam dall’esercito statunitense, che gli valse il premio Nobel: “La storia fu pubblicata in cinque puntate, nel 1969, dal gruppo di media clandestini Dispatch News. Avevo cercato di convincere le due riviste più importanti dell’epoca, ovvero Life e Look, a pubblicare la storia, ma senza successo”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Per me era stato un periodo molto difficile – ha spiegato il giornalista – in cui vacillò la fede nella professione che avevo scelto”. Lo scoop alla fine era stato pubblicato dal Washington Post e subito smentito dal Pentagono. Alla fine, però, la vicenda si era rivelata veritiera e aveva contribuito a cambiare drasticamente l’opinione pubblica nei confronti del conflitto.
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