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Bimbo in fin di vita per un boccone di formaggio, medico a processo. “Non ha voluto visitarlo”. Cos’è successo

Pubblicato il 18/03/2024 16:31 - Aggiornato il 18/03/2024 17:19

L’accusa che è stata mossa a una dottoressa del reparto pediatria dell’Ospedale Santa Chiara è molto grave. Il caso, accaduto nel 2017, ha coinvolto un bimbo che all’epoca aveva solo 4 anni. Il piccolo si era sentito male dopo aver mangiato un pezzo di formaggio, prodotto con latte crudo, durante una visita in un caseificio del Trentino. Portato subito all’ospedale di Cles e tenuto in osservazione, le sue condizioni erano peggiorate al punto di richiedere il trasferimento all’Ospedale Santa Chiara di Trento, dove era appunto in servizio la pediatra. Che avrebbe ritardato i soccorsi nonostante il quadro clinico apparisse molto serio. Ora il piccolo, purtroppo, versa da anni in stato vegetativo permanente. (continua dopo la foto)

Quel pezzo di formaggio, infatti, conteneva ceppi di Escherichia Coli. Il bimbo fu vittima di Seu, una grave insufficienza renale causata proprio dal batterio. Secondo i genitori del piccolo e secondo la Procura, il comportamento della dottoressa, che era dirigente medico della struttura, avrebbe causato un ritardo dei soccorsi. I Pubblici Ministeri hanno quindi chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio nei suoi confronti. L’accusa è di lesioni e rifiuto di atti di ufficio. Il processo inizierà il prossimo 24 Aprile. “Proseguiamo la battaglia legale perché tragedie simili non devono più ripetersi”, ha dichiarato il padre del bambino. (continua dopo la foto)

Questo procedimento seguirà un lungo contenzioso legale che aveva coinvolto i gestori del caseificio dove il formaggio era stato prodotto. La famiglia della giovanissima vittima avevano dunque già dovuto affrontare un processo in cui erano coinvolti periti, consulenti e testimoni. Al termine del processo, il Giudice di Pace aveva giudicato il legale rappresentante del caseificio e il responsabile del piano di controllo colpevoli del reato di lesioni personali gravissime. Comminando il massimo della pena previsto in questi casi, una multa di 2478 Euro.

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