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“Avrebbero potuto salvare migliaia di vite”: la relazione di Crisanti inchioda Conte e Speranza

Pubblicato il 17/01/2022 08:48

Una super perizia che ricostruisce quanto accaduto durante i primi mesi della pandemia, quando l’Italia aveva drammaticamente scoperto l’esistenza della parola “Covid” e viveva giorni di angoscia e tensione. Un documento depositato presso la procura di Bergamo dal virologo Andrea Crisanti, che ha analizzato nel dettaglio quanto accaduto agli inizi del 2020 con particolare attenzione alla zona della Val Seriana, una delle più colpite dal virus. Come raccontato da Il Giornale, per il microbiologo “sono emerse delle criticità, la procura le valuterà”.

Crisanti si sarebbe anche messo a disposizione del procuratore di Bergamo per un eventuale incontro nei prossimi giorni, qualora gli investigatori ritenessero opportuno chiarire alcuni aspetti del dossier. Stando all’Ansa, nel documento si evidenzierebbe come una tempestiva applicazione della zona rossa nel bergamasco avrebbe potuto salvare delle vite, anche se Crisanti non ha rivelato nel dettaglio quanto: “È un dato che va contestualizzato”, oltre che un elemento di indagine.

Sempre secondo l’Ansa, si parlerebbe complessivamente di una forbice “tra le 2 mila e le 4 mila vittime che si sarebbero potute evitare se fosse stata applicata tempestivamente la zona rossa”. I dati sarebbero il frutto di una stima basata sul metodo relativo alla ipotetica progressione del virus da Stefano Merler, consulente del Comitato tecnico scientifico. Nel documento sarebbe presenta anche “un’articolata ipotesi delle vittime evitabili, giorno per giorno, da quando si è avuta conferma dei primi casi di diffusione del coronavirus nel nostro Paese”.

La relazione di Crisanti rischia ora di far finire sul banco degli imputati l’allora premier Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza, ora sotto accusa per la gestione delle prime fasi della pandemia. Tra i passaggi che ancora oggi vengono criticati, per esempio, c’è la scelta di schierare i militari ad Alzano, pronti a far scattare la zona rossa, per poi ritirarli tra lo stupore dell’opinione pubblica.

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