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“Solo 33mila euro l’anno per la sicurezza del Morandi”. L’Anac smaschera Autostrade

Pubblicato il 08/07/2020 16:34

Non ci vuole un genio per capire che se il Ponte Morandi è venuto giù è perché chi lo aveva in gestione non lo ha controllato e ha investito poco nella sua sicurezza. Ma a distanza di due anni da quella tragedia, e nel giorno in cui il governo dà in concessione sempre ai Benetton il nuovo ponte, arriva l’Anac a fare ulteriore chiarezza. Quanto investiva Autostrade nella sicurezza del ponte? Poco più di 33 mila euro l’anno. Tra il 2005 e il momento del crollo, la spesa complessiva è stata infatti di 440 mila euro. Lo scrive l’Anac (Autorità Nazionale Anti-Corruzione) in un dettagliato report sulla gestione delle infrastrutture stradali, presentato dal presidente Francesco Merloni alla Commissione lavori pubblici del Senato e ripreso da Repubblica.

I problemi del viadotto erano noti a tutti, ma a fronte di un forte stato di degrado, gli interventi di tipo strutturale sono stati effettuati solo fino al 1994, quindi, da parte del precedente concessionario, Iri. Dopo il passaggio ai privati, invece le iniziative per impedire il crollo si rarefanno: “Oltre 8 milioni per rimettere a posto il manto d’asfalto e meno, molto meno, di mezzo milione complessivo per impedire il disastro. Autostrade aveva presentato un piano di interventi per la tratta dove si trovava il Morandi, ma soltanto il 27 per cento dei lavori programmati è stato realizzato”.

Tutto quello che riguarda le autostrade – spiega Repubblica – è coperto da un muro di segretezza, e per ottenere queste informazioni, l’Anac ha dovuto lottare. “Abbiamo avuto una interlocuzione molto faticosa – ha dichiarato il presidente Merloni -. Questo è un problema: non siamo abituati come Autorità ad avere questo tipo di resistenze dalle amministrazioni. In vicende di questo genere la tempestività dello scambio di informazioni è essenziale. E quindi dobbiamo segnalare come criticità il fatto che anche in un’occasione così drammatica, non ci sia stata quella collaborazione piena da parte della società”.

L’Anticorruzione parla di un’abitudine a occultare i dati: “È dunque evidente che Autostrade per l’Italia S.p.A. ha mostrato, in generale, una scarsa o nulla propensione alla condivisione di informazioni con soggetti deputati al controllo o, comunque, a garantire un presidio di trasparenza nell’interesse ed a tutela di tutta la collettività”. Ma la società contesta queste conclusioni: “Sono valutazioni superficiali basate su dati errati”.

La relazione e le dichiarazioni dell’Anticorruzione invece vanno oltre e affrontano il cuore del problema. “Le concessioni autostradali sono una sorta di oligopolio”, dice Merloni e nelle sue parole si materializza il potere dei “signori dell’asfalto”, in grado di dominare il mercato delle strade e imporre il loro volere allo Stato. Lo hanno fatto prima della strage del Ponte Morandi e hanno continuato a farlo anche dopo quella tragedia”. A buon intenditor, poche parole.

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