Mentre in Italia anche gli esperti, dal professor Crisanti alla professoressa Gismondo, insieme a quantitativo enorme di cittadini, esprimono molto dubbi sui vaccini messi in campo per fermare il Covid, il supercommissario Arcuri annuncia urbi et orbi che “a cavallo dell’estate potremo vaccinare l’intera popolazione”. Una frase che suona quasi come una minaccia. I dubbi non sono solo sui vaccini in sé, ma anche su tanti aspetti collaterali che Conte e Speranza dovrebbero chiarire, a partire dai contratti con le aziende farmaceutiche di cui il parlamento non ha visto neanche una riga.

Però vanno avanti, dritti per la loro strada e il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri in audizione davanti alle commissioni Trasporti e Affari sociali della Camera insiste: “Alla struttura commissariale spetta gestire l’intera organizzazione, distribuzione dei vaccini. E ringrazio le Regioni e le Province così come le Forze Armate che con noi stanno collaborando da settimane”. Aggiunge Arcuri, illustrando il suo progetto (che se è come i precedenti su banchi a rotelle, mascherine, ossigeno e trasporti stiamo freschi…): “Abbiamo organizzato un modello di distribuzione e somministrazione in due grandi blocchi”.

“Il primo – dice – è relativo ai vaccini da conservare a temperatura estrema di gelo, che saranno i primi a essere in nostro possesso se il processo di autorizzazione andrà a buon fine, secondo cui sarà lo stesso produttore Pfizer-BioNTec a portare senza oneri aggiuntivi le dosi in 300 punti di somministrazione sul territorio, per lo più presidi ospedalieri che sono stati individuati dalle Regioni e che sono i luoghi nei quali il vaccino sarà somministrato. L’87% di questi presidi – ha aggiunto Arcuri – già dispone della cella frigorifera necessaria a conservare il vaccino nel caso in cui debba restare stoccato in giacenza”.

“Per l’altra tipologia di vaccini che si possono conservare tra i 2 e gli 8° – ha spiegato ancora- e che saranno oggetto della seconda ondata di somministrazione nel primo trimestre 2021, primo tra tutti secondo le attese quello di AstraZeneca – il modello di distribuzione prevede che i produttori consegnino le dosi in un hub centrale, da cui poi sarà distribuito in 1.500 prima e in 1.200 centri poi, che provvederanno a somministrare le dosi ai cittadini, secondo lo schema di un centro ogni 30mila abitanti”.
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