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Ancora vittime sul lavoro: a morire un bambino di 16 anni

Pubblicato il 17/02/2022 15:03

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di Savino Balzano.

Giuseppe Lenoci era un ragazzo di 16 anni, un ragazzo marchigiano amato da tutti, un nostro concittadino che si affacciava alla vita. Io me li ricordo abbastanza bene i miei 16 anni: ero al liceo, avevo un sacco di progetti, di aspettative, di sogni: alcuni li ho anche realizzati, altri mi accompagnano ancora adesso.

A 16 anni hai davvero tutto il mondo da scoprire, non hai praticamente cominciato ad esplorarlo, sei tutto potenza: non si puรฒ morire a 16 anni. La morte รจ una merda sempre, ma a 16 anni รจ davvero infame.

Giuseppe Lenoci รจ morto a 16 anni. รˆ morto a 16 anni mentre era coinvolto in un progetto di formazione professionale presso una ditta termoidraulica di Fermo.

A quellโ€™etร  anche io facevo dei lavoretti ogni tanto: mi faceva sentire grande. Ovviamente piccole cose, sciocchezze, peraltro contro la volontร  dei miei genitori che volevano mi concentrassi negli studi. Mi ricordo che erano i primissimi anni duemila e avevo lavorato per una settimana in nero da un tizio che riparava televisori (quando ancora le cose si riparavano): guadagnai 60 euro. Li spesi per comprare un apparecchio aerosol che a casa si era rotto: mi sentii tanto soddisfatto, mi sentivo grande.

Ovviamente non cโ€™era niente di giusto in quel lavoretto: 60 euro erano davvero una miseria e ripeto tutto in nero (durรฒ poco e i miei ebbero la meglio nel farmi rinunciare). Cโ€™รจ tuttavia una differenza fondamentale rispetto a quanto accade adesso: quello era tutto sommato un fenomeno deviante, fuori dal sistema, difatti potenzialmente sanzionabile dalla comunitร . Ciรฒ a cui assistiamo oggi รจ qualcosa di profondamente diverso: abbiamo normalizzato la devianza, lโ€™abbiamo introiettata e lโ€™abbiamo inglobata nel nostro sistema di regole. Un sistema votato allo sfruttamento, alla sopraffazione dei piรน deboli e dei piรน indifesi, allโ€™iniquitร  e allโ€™ingiustizia sociale: un sistema creato e impalcato per sostenere la vittoria dei piรน forti, di chi giร  ha molto, spesso innescando una vera e propria guerra fra poveri.

Fattispecie come quelle che hanno ucciso Giuseppe non sono isolate e, soprattutto, vanno lette coerentemente con il sistema. Lo stesso vale per lโ€™alternanza scuola lavoro.
Fenomeni come quello dellโ€™alternanza scuola lavoro non vanno letti isolatamente: sono parte del disegno e vanno messi a sistema con quanto accaduto nel mercato del lavoro.

Cito un passaggio ricostruttivo che ho proposto in un mio recente articolo (Cosโ€™รจ realmente lโ€™alternanza scuola-lavoro (e perchรฉ gli studenti vogliono abolirla), in Lโ€™Indipendente, 4 febbraio 2022):
ยซEssa รจ stata introdotta nel 2003, con la legge n. 53 (sarร  disciplinata mediante un decreto legislativo, il n. 77 del 2005). Al governo cโ€™era Berlusconi e il ministro dellโ€™Istruzione era Letizia Moratti. Si vivevano momenti molto significativi: era lโ€™anno della legge Biagi, la n. 30 del 2003, e il mercato del lavoro veniva votato a quella che si definiva โ€œflessibilitร โ€, alcuni la chiamavano flexicurity (flessibilitร  piรน sicurezza sociale). Erano anni di tensione e di piazza: il 23 marzo del 2002, il segretario della CGIL, Sergio Cofferati, aveva portato al Circo Massimo circa tre milioni di persone per fermare il governo che intendeva mettere le mani sullโ€™art. 18 dello Statuto dei lavoratori che regolava le sanzioni in caso di licenziamento illegittimo e riconosceva ampie tutele ai lavoratori: il sindacato vinse quella battaglia, forse lโ€™ultima grande vittoria che si ricordi.
Nel 2010, al governo cโ€™era di nuovo Berlusconi e al ministero competente Mariastella Gelmini, si operรฒ un riordino della materia e, per la prima volta, lโ€™alternanza scuola lavoro assunse la dimensione di metodo sistematico da introdurre nei piani di studio.
La vera rivoluzione, il consolidamento dellโ€™istituto che assume dimensione obbligatoria, avvenne nel 2015, con la legge n. 107 del 13 luglio (c.d. Buona Scuola). Al governo cโ€™era Matteo Renzi e al ministero sedeva Stefania Giannini. Anche quello fu un periodo intenso: era lโ€™anno del Jobs Act, unโ€™imponente riforma in materia di lavoro che nutriva lโ€™ambizione (quella dichiarata) di rilanciare lโ€™economia, lโ€™occupazione, anche mediante lโ€™attrazione di importanti capitali esteri. Si consideri che la riforma era in perfetta continuitร  con quanto avviato dal governo Monti, che nel 2012 aveva modificato profondamente lโ€™art. 18 dello Statuto dei lavoratori, depotenziando radicalmente le tutele contro il licenziamento illegittimoยป.

Il disegno รจ uno ed รจ sempre stato unico: neoliberismo selvaggio.
Il mondo del lavoro รจ diventato un mostro insaziabile che divora le nostre esistenze: ha fame, sempre piรน fame e sbranare le lavoratrici e i lavoratori di questo paese non gli basta piรน. Ambisce a molto molto altro.

Ed ecco che, supportato e nutrito da governi che hanno tradito la Costituzione, composti da traditori della Costituzione, รจ stato sguinzagliato e gli รจ stato consentito di entrare nelle nostre universitร , nelle nostre scuole, tra i giovani disoccupati di questo paese. Gli รจ stato permesso di entrare nelle aule dalle finestre e di strappare via i nostri figli dai banchi di scuola.

Si sentiranno grandi in un maledetto inganno, senza nemmeno quei 60 euro a settimana che diedero a me, ma alcuni di loro grandi non lo diventeranno mai. E tutti noi sappiamo il perchรฉ.

Ora: abolire lโ€™alternanza scuola lavoro, stage e ogni altra forma di sfruttamento mascherato. Abolirle subito e massima solidarietร  al mondo studentesco.

E che Giuseppe riposi in pace.


Ho scritto โ€œContro lo smart workingโ€, Editori Laterza 2021 (https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858144442) e โ€œPretendi il lavoro! L’alienazione ai tempi degli algoritmiโ€, GOG Edizioni 2019 (https://www.gogedizioni.it/prodotto/pretendi-il-lavoro/)

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