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di Savino Balzano.
Giuseppe Lenoci era un ragazzo di 16 anni, un ragazzo marchigiano amato da tutti, un nostro concittadino che si affacciava alla vita. Io me li ricordo abbastanza bene i miei 16 anni: ero al liceo, avevo un sacco di progetti, di aspettative, di sogni: alcuni li ho anche realizzati, altri mi accompagnano ancora adesso.
A 16 anni hai davvero tutto il mondo da scoprire, non hai praticamente cominciato ad esplorarlo, sei tutto potenza: non si puรฒ morire a 16 anni. La morte รจ una merda sempre, ma a 16 anni รจ davvero infame.
Giuseppe Lenoci รจ morto a 16 anni. ร morto a 16 anni mentre era coinvolto in un progetto di formazione professionale presso una ditta termoidraulica di Fermo.

A quellโetร anche io facevo dei lavoretti ogni tanto: mi faceva sentire grande. Ovviamente piccole cose, sciocchezze, peraltro contro la volontร dei miei genitori che volevano mi concentrassi negli studi. Mi ricordo che erano i primissimi anni duemila e avevo lavorato per una settimana in nero da un tizio che riparava televisori (quando ancora le cose si riparavano): guadagnai 60 euro. Li spesi per comprare un apparecchio aerosol che a casa si era rotto: mi sentii tanto soddisfatto, mi sentivo grande.
Ovviamente non cโera niente di giusto in quel lavoretto: 60 euro erano davvero una miseria e ripeto tutto in nero (durรฒ poco e i miei ebbero la meglio nel farmi rinunciare). Cโรจ tuttavia una differenza fondamentale rispetto a quanto accade adesso: quello era tutto sommato un fenomeno deviante, fuori dal sistema, difatti potenzialmente sanzionabile dalla comunitร . Ciรฒ a cui assistiamo oggi รจ qualcosa di profondamente diverso: abbiamo normalizzato la devianza, lโabbiamo introiettata e lโabbiamo inglobata nel nostro sistema di regole. Un sistema votato allo sfruttamento, alla sopraffazione dei piรน deboli e dei piรน indifesi, allโiniquitร e allโingiustizia sociale: un sistema creato e impalcato per sostenere la vittoria dei piรน forti, di chi giร ha molto, spesso innescando una vera e propria guerra fra poveri.
Fattispecie come quelle che hanno ucciso Giuseppe non sono isolate e, soprattutto, vanno lette coerentemente con il sistema. Lo stesso vale per lโalternanza scuola lavoro.
Fenomeni come quello dellโalternanza scuola lavoro non vanno letti isolatamente: sono parte del disegno e vanno messi a sistema con quanto accaduto nel mercato del lavoro.

Cito un passaggio ricostruttivo che ho proposto in un mio recente articolo (Cosโรจ realmente lโalternanza scuola-lavoro (e perchรฉ gli studenti vogliono abolirla), in LโIndipendente, 4 febbraio 2022):
ยซEssa รจ stata introdotta nel 2003, con la legge n. 53 (sarร disciplinata mediante un decreto legislativo, il n. 77 del 2005). Al governo cโera Berlusconi e il ministro dellโIstruzione era Letizia Moratti. Si vivevano momenti molto significativi: era lโanno della legge Biagi, la n. 30 del 2003, e il mercato del lavoro veniva votato a quella che si definiva โflessibilitร โ, alcuni la chiamavano flexicurity (flessibilitร piรน sicurezza sociale). Erano anni di tensione e di piazza: il 23 marzo del 2002, il segretario della CGIL, Sergio Cofferati, aveva portato al Circo Massimo circa tre milioni di persone per fermare il governo che intendeva mettere le mani sullโart. 18 dello Statuto dei lavoratori che regolava le sanzioni in caso di licenziamento illegittimo e riconosceva ampie tutele ai lavoratori: il sindacato vinse quella battaglia, forse lโultima grande vittoria che si ricordi.
Nel 2010, al governo cโera di nuovo Berlusconi e al ministero competente Mariastella Gelmini, si operรฒ un riordino della materia e, per la prima volta, lโalternanza scuola lavoro assunse la dimensione di metodo sistematico da introdurre nei piani di studio.
La vera rivoluzione, il consolidamento dellโistituto che assume dimensione obbligatoria, avvenne nel 2015, con la legge n. 107 del 13 luglio (c.d. Buona Scuola). Al governo cโera Matteo Renzi e al ministero sedeva Stefania Giannini. Anche quello fu un periodo intenso: era lโanno del Jobs Act, unโimponente riforma in materia di lavoro che nutriva lโambizione (quella dichiarata) di rilanciare lโeconomia, lโoccupazione, anche mediante lโattrazione di importanti capitali esteri. Si consideri che la riforma era in perfetta continuitร con quanto avviato dal governo Monti, che nel 2012 aveva modificato profondamente lโart. 18 dello Statuto dei lavoratori, depotenziando radicalmente le tutele contro il licenziamento illegittimoยป.
Il disegno รจ uno ed รจ sempre stato unico: neoliberismo selvaggio.
Il mondo del lavoro รจ diventato un mostro insaziabile che divora le nostre esistenze: ha fame, sempre piรน fame e sbranare le lavoratrici e i lavoratori di questo paese non gli basta piรน. Ambisce a molto molto altro.
Ed ecco che, supportato e nutrito da governi che hanno tradito la Costituzione, composti da traditori della Costituzione, รจ stato sguinzagliato e gli รจ stato consentito di entrare nelle nostre universitร , nelle nostre scuole, tra i giovani disoccupati di questo paese. Gli รจ stato permesso di entrare nelle aule dalle finestre e di strappare via i nostri figli dai banchi di scuola.
Si sentiranno grandi in un maledetto inganno, senza nemmeno quei 60 euro a settimana che diedero a me, ma alcuni di loro grandi non lo diventeranno mai. E tutti noi sappiamo il perchรฉ.
Ora: abolire lโalternanza scuola lavoro, stage e ogni altra forma di sfruttamento mascherato. Abolirle subito e massima solidarietร al mondo studentesco.
E che Giuseppe riposi in pace.
Ho scritto โContro lo smart workingโ, Editori Laterza 2021 (https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858144442) e โPretendi il lavoro! L’alienazione ai tempi degli algoritmiโ, GOG Edizioni 2019 (https://www.gogedizioni.it/prodotto/pretendi-il-lavoro/)