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L’Intelligenza artificiale “ci spia”, Comune italiano multato dal Garante della privacy: i progetti targati Ue

Pubblicato il 30/01/2024 18:07

AI, Comune di Trento multato per violazione della privacy – Il caso è emblematico, e ben rappresenta i rischi che l’uso scorretto dell’Intelligenza Artificiale può generare sulla popolazione e la sua sicurezza. Il Comune di Trento dovrà pagare una multa fino a 50mila euro per aver utilizzato l’Intelligenza Artificiale in modo improprio, violando la privacy dei cittadini. Per la precisione, si tratta di una sanzione da 25 mila euro se pagata entro trenta giorni, altrimenti sarà da 50mila, provvedimento notificato il 20 gennaio scorso. Immaginiamo, ora, i rischi se uno strumento della portata dell’Intelligenza Artificiale, finisse nelle mani sbagliate. Nel capoluogo del Trentino, le telecamere di videosorveglianza e i microfoni sparsi per la città “allenavano” il sistema di Intelligenza Artificiale. Il riconoscimento biometrico è già realtà in Cina, Paese che non rappresenta esattamente un faro di democrazia, al fine di sorvegliare la popolazione a scopi “securitari”. (Continua a leggere dopo la foto)
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AI comune trento multato violazione privacy

I rilievi del Garante

La sanzione è stata comminata per aver condotto due progetti di ricerca scientifica dell’Unione europea a cui il Comune di Trento partecipa regolarmente, chiamati Marvel e Protector, utilizzando telecamere, microfoni e reti sociali in violazione della normativa sulla protezione dati. Sicché, comunica il garante: “I dati, che ad avviso del Comune sarebbero stati immediatamente anonimizzati dopo la raccolta, venivano analizzati per rilevare in maniera automatizzata, mediante tecniche di Intelligenza Artificiale, eventi di rischio per la pubblica sicurezza”. Tenuto conto che i dati venivano condivisi anche con soggetti terzi, tra cui i partner di progetto, i trattamenti effettuati sono stati quindi ritenuti illeciti, comportando “significativi rischi per i diritti e le libertà degli interessati”. Forse la multa è stata sin troppo tenera, giacché si sommano il trattamento illecito dei dati personali, l’insufficienza delle tecniche di anomizzazione e la scarsissima trasparenza nelle informative sul trattamento dei dati. (Continua a leggere dopo la foto)
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I progetti di ricerca dell’Unione europea

Ora occupiamoci nel dettaglio dei due progetti di ricerca. Marvel, ovvero Multimodal Extreme Scale Data Analytics for Smart Cities Environments, è un progetto Cordis, importante azienda medica statunitense, finanziato dall’Unione Europea per il riconoscimento di scene audiovisive ed il rilevamento di eventi in un contesto di “smart city”. Il progetto prevede la raccolta, l’analisi e l’estrazione dei dati da materiale audiovisivo multimodale in streaming attraverso l’uso dell’AI. L’obiettivo è la raccolta di dati resi anonimi dai filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza e dell’audio ottenuti da microfoni posizionati ad hoc nelle strade della città. Tali dati vengono analizzati sfruttando l’AI per rilevare in modo automatizzato eventi di rischio per la pubblica sicurezza. Il secondo progetto è Protector, che sta invece per PROTECTing places of wORship, progetto del programma ISFP, sempre nella cornice Ue, è finalizzato a “intensificare la sicurezza dei luoghi di culto“, con l’ausilio di strumenti tecnologici atti ad analizzare “fonti eterogenee di dati” quali telecamere di sorveglianza, siti web e social network con il supporto ancora dell’Intelligenza Artificiale. Obiettivo finale è la raccolta dei dati da filmati di videosorveglianza (senza audio) e analisi di messaggi e commenti d’odio sui social network per estrarre eventuali informazioni di interesse per le forze dell’ordine. Come ricostruisce La voce del Trentino, i progetti europei, tra i loro partner, hanno anche la Fondazione Bruno Kessler e il Comune di Trento, con il servizio Innovazione e transizione digitale e la polizia locale. (Continua a leggere dopo la foto)

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La “buona fede”

Pur rilevando il non corretto trattamento dei dati personali, il Garante comunque ha riconosciuto che il Comune “ha agito in buona fede, essendo incorso in un errore in diritto, nella convinzione che i trattamenti in questione potessero essere sussunti nel quadro giuridico in materia di sicurezza urbana”. Davanti alle preoccupazioni iniziali, l’amministrazione comunale del capoluogo trentino aveva rassicurato a più riprese che la piattaforma sarebbe stata utilizzata a fini di ricerca nell’ottica di una prevenzione. Un modo per segnalare la presenza di potenziali pericoli: atti criminali, vandalismo, risse, spaccio o anche affollamenti eccessivi e ingorghi del traffico, o quantomeno così erano stati presentati entrambi i progetti. Dal 2015 a oggi, il Comune di Trento ha ottenuto 5,1 milioni di euro di finanziamenti europei per la partecipazione a 19 progetti in campi che spaziano, solo per fare qualche esempio, dall’inclusione sociale alla mobilità, dalla smart city a temi come la sostenibilità, il verde e la riqualificazione energetica.

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