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Una maggioranza schiacciante. Guerra in Ucraina, il sondaggio che asfalta il governo

Pubblicato il 31/03/2022 09:49

Cosa ne pensano gli italiani della scelta del governo italiano di rispettare gli accordi presi nel 2014 dai Paesi dell’alleanza atlantica, aumentando le spese militari fino a toccare il 2% del Pil? A rivelarlo è un sondaggio realizzato dalla Stampa e pubblicato in un articolo firmato da Alessandra Ghisleri, una ricerca che boccia in maniera nettissima la linea dell’esecutivo. Numeri alla mano, addirittura il 61,4% degli intervistati si è detto categoricamente contrario, non ritenendo corretto un investimento negli armamenti in questa particolare fase storica.

Soltanto il 27,3% degli italiani, secondo il sondaggio, sarebbe invece favorevole al rispetto degli impegni presi in ambito Nato, e tra questi il 40% è composto da persone con oltre 65 anni. Approfondendo il tema, il 36,7% degli intervistati ritiene che aumentare la spesa pubblica oggi significherebbe “distogliere importanti investimenti da settori che hanno necessità prioritarie”. Una definizione nella quale si riconoscono il 40% degli elettori di Lega e Fratelli d’Italia e il 45% di quelli del Movimento Cinque Stelle.

Per il 36,9% degli intervistati, una tale spesa viene interpretata come maggiori investimenti direttamente in attrezzature militari e un aumento della presenza di uomini impegnati in tali forze. Mentre il 15,1% del totale campione traduce questa spesa in un importante investimeto tecnologico, leggendo anche un importante incremento a favore della ricerca e delle università. Proprio su quest’ultimo punto, il sondaggio rivela ulteriori dettagli importanti circa l’orientamento degli italiani.

Come riportato dalla Stampa, infatti, “sapendo che con gli aumenti alla spesa militare si potrebbe finanziare il campo delle ricerche e dello sviluppo delle università, soprattutto in materie scientifiche, i favorevoli aumenterebbero del 27,3%, passando al 40%, mentre i contrari perderebbero il 14,1%. Il riuscire a mantenere i nostri studenti nel nostro Paese incentivando il mercato delle ricerche e anzi richiamando personale dall’estero sarebbe un sogno che promuoverebbe le eccellenze di casa nostra nella ricerca di base e applicata”.

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