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L’energia (rinnovabile) c’è ma lo Stato non la autorizza: lo scandalo della burocrazia che blocca la sovranità

Pubblicato il 06/04/2022 09:50 - Aggiornato il 07/12/2022 17:58

Si sente parlare continuamente, in questi giorni, della necessità di staccare l’Italia dalla dipendenza energetica verso la Russia, di iniziare un percorso che possa portare alla ricerca di fornitori alternativi e una maggiore autonomia. Con i progetti che, in realtà, sarebbero già pronti: concentrati soprattutto nel Mezzogiorno, permetterebbero di costruire nuove centrali elettriche alimentate dal sole e dal vento, per un totale di 200 mila megawatt complessivi di potenza. Un livello che corrisponde a circa quattro volte i consumi annui dei cittadini dello Stivale. Peccato, però, che sia tutto fermo, nel silenzio generale del governo.

Come spiegato da Jacopo Gilberto sulle pagine del Sole 24 Ore, molti progetti sono in attesa a causa della paralisi delle autorizzazioni, spesso da presentare in fotocopia in tre o quattro posti diversi: “Terna, la Spa pubblica dell’alta tensione, al 31 dicembre scorso aveva richieste per allacciare alla rete impianti per 136 mila megawatt su terraferma e 31.800 megawatt in mare; altri 13 mila megawatt erano le domande di allacciamento alle reti di media e bassa tensione dei distributori locali di corrente”. Dati aggiornati a 3 mesi fa e che andrebbero costantemente aggiornati con le nuove richieste.

Secondo il Sole, la domanda massima di potenza elettrica in Italia è di circa 57 mila megawatt. Al 31 dicembre erano in funzione centrali rinnovabili per complessivi 57.676 megawatt. Il piano nazionale per l’energia e il clima Pniec prevede che nel 2030 l’Italia avrà “in tutto centrali rinnovabili per un complessivo di 95.210 megawatt, ovvero 37.534 in più provenienti da centrali alimentate dal sole e dal vento. Più di metà delle centrali, dice il piano, dovranno essere costruite nel Centro-Nord, vicino alla maggior parte della domanda energetica”.

Il piano è ancora usato per programmare gli investimenti ma, in realtà, è già superato, visto che l’Europa ha fissato nel frattempo obiettivi più alti. Il nuovo progetto presentato dal ministro Roberto Cingolani conterrà l’obiettivo “60 mila megawatt rinnovabili”. Nel frattempo, però, i progetti per tante centrali restano bloccati, fermi nel cassetto. Colpa della burocrazia, troppo lenta e farragiosa, ma anche del fatto che gli organici degli uffici di alcune Regioni sono commisurati con la programmazione ordinaria e non hanno modo di esaminare tutti i documenti che vengono loro presentati. Un clamoroso fallimento, l’ennesimo, in un momento di grave crisi energetica. Del quale però Mario Draghi non parla, fingendo di non sapere.

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