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La Germania si sfila e Mosca guadagna il triplo. Sanzioni, indovinate chi ci rimette?

Pubblicato il 08/03/2022 09:44

Tutti uniti a parole, concordi nel condannare in maniera netta l’aggressione della Russia di Putin all’Ucraina e nell’adottare sanzioni per colpire Mosca, tentando di farla desistere il prima possibile dai suoi intenti militari. Con i fatti, però, ancora una volta l’Unione Europea si mostra in tutta la sua fragilità, un’entità frammentata e decisamente poco utile, in cui ognuno pensa per sé e pazienza per chi ci rimette. Nello specifico l’Italia, che rischia di uscire con le ossa a pezzi dal braccio di ferro tra il Cremlino e il resto del mondo sotto il profilo economico.

Ursula von der Leyen ha ribadito nelle scorse ore che “dobbiamo tutti sbarazzarci della dipendenza da gas, petrolio e carbone russi”. Facile a dirsi, molto più difficile a farsi, visto che in realtà di piani concreti per raggiungere l’obiettivo non se ne vedono all’orizzonte. Con la paura di un blocco nelle forniture che continua ad aleggiare: Gazprom ha comunicato che per ora non ci saranno intoppi, ma nonostante le rassicurazioni il gas ha chiuso al suo record storico di 227 euro al megawattora. Un boom che ha un significato ben preciso.

Come spiegato da Simone Tagliapietra sulle pagine di Libero Quotidiano, infatti, i prezzi starebbero già incorporando la possibilità che la Ue rinunci in futuro ai flussi provenienti dall’Europa. Con un risultato paradossale: “Non solo continuiamo a finanziare la guerra di Putin, ma lo facciamo pagando le forniture di energia il triplo (circa 700 milioni di dollari al giorno) di quanto sborsavamo prima dell’inizio delle operazioni. Partite le ostilità, insomma, abbiamo incrementato il foraggiamento”. Difficile, d’altronde, invertire la rotta in fretta, visto che ogni Paese Ue si muove in autonomia: la Germania, per esempio, ha già detto chiaramente che la Russia può continuare a vendere tutto il gas che vuole, mentre l’Ungheria di Orban ha rifiutato di far passare armi per gli ucraini.

Un quadro tutt’altro che favorevole per il nostro Paese, che come noto è legato fortemente a Mosca per gli approvvigionamenti di gas e che rischia di ritrovarsi colpito in faccia dal boomerang delle sanzioni, in un momento in cui le famiglie si trovano già a fare i conti con bollette record e un forte rincaro dei carburanti. Il ministro Roberto Cingolani ha provato a rassicurare tutti sostenendo che con gli strumenti messi in campo da Bruxelles si potrebbe arrivare a tagliare “il 50% dei combustibili che arrivano da Mosca entro la fine dell’anno”. La reazione indifferente di Putin sembra suggerire, però, che le sanzioni finiranno per danneggiare più l’Italia della Russia.

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