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“Non sono normali miocarditi”, la cardiologa Savina Nodari fa chiarezza: “Ecco da cosa dipendono”

Pubblicato il 14/03/2024 20:20

Le miocarditi che stanno colpendo persone giovani, statisticamente attorno ai 30 anni, sono una plausibile conseguenza dei vaccini a mRNA contro il Covid-19, un “danno collaterale” la cui causa è la biotecnologia a mRNA, alla base della gran parte dei miracolosi sieri. E non lo diciamo noi, ma Savina Nodari, cardiologa e docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università di Brescia. Dopo anni nei quali virologi e infettivologi da salotto televisivo, quelle che chiamiamo virostar, ci hanno raccomandato gli effetti salvifici dei vaccini contro il virus, nel mentre si compivano vendette furiose contro i medici non allineati, finalmente una trasmissione del servizio pubblico dà spazio anche all’altra campana, come si dice. Su RaiTre, la trasmissione dedicata alla salute, Elisir, ha ospitato Savina Nodari. In particolare, quest’ultima si è concentrata sulla “seconda dose del vaccino Moderna“. Il crescente numero di casi di miocardite o infiammazione cardiaca tra le persone sotto i 30 anni , dunque, altro non sarebbe che una conseguenza dei preparati a base di mRNA, tra i quali particolarmente Moderna e soprattutto dalla seconda dose. (Continua a leggere dopo la foto)

Il ruolo, nefasto, dell’mRNA

Ciò accade perché essi inducono la produzione da parte del corpo umano di una replica fedele della proteina Spike di SARS-CoV-2, che consente al virus di ancorarsi alle cellule umane “tramite il suo recettore Enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2)”. Ma quando lo stesso ACE2 è , per così dire, occupato dal suo legame con il virus, non può più svolgere il suo ruolo antinfiammatorio essenziale. Non dimentichiamo che in merito al vaccino contro il Covid, lo stesso scopritore della biotecnologia a mRNA, Robert Malone, ne ha sconsigliato sin da subito l’utilizzo contro il Covid: egli ha sempre sostenuto che la proteina Spike del vaccino circoli nell’organismo dei vaccinati – tecnicamente si parla di biodistribuzione – e non si fermi nei pressi del sito di inoculazione, ovvero la regione del deltoide, come invece ritenuto finora.  Una delle cause più comuni della miocardite sarebbe, dunque, la riattivazione di virus a DNA latenti. “Il cuore, quando subisce un piccolo danno – spiega la dottoressa Nodari – non ha la capacità di rigenerarsi, quindi se i miociti, cioè le cellule, muoiono anche se sono poche generano una fibrosi che è la riparazione cicatriziale che può andare a interferire se non sulla funzione di pompa del cuore in un futuro se è un’area piccola, ma può dare aritmie“. (Continua a leggere dopo la foto)

Gli esami cui sottoporsi

Quindi quali sono gli esami per accertare una pericardite, una miocardite e stare tranquilli della diagnosi affinché si possa arrivare alla cura? Alla domanda, posta dalla conduttrice della trasmissione, Savina Nodari risponde anzitutto menzionando l’ecocardiogramma, che “ci consente di vedere il cuore, di vedere se c’è un versamento di vedere se c’è una buona cinetica“; poi, esami di laboratorio per analizzare i valori della proteina c reattiva, oltre a una risonanza magnetica.

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