L’Italia è diventata un licenziatorificio. Invece di far ripartire il Paese con il lavoro, il governo ha dato il via libera alle aziende di cacciare i propri dipendenti. E così sta succedendo, da nord a sud ogni giorni ci sono migliaia di licenziamenti. E il più delle volte via email. La Lombardia è la Regione più colpita: dalla Gianetti di Ceriano Laghetto al polo chimico Bayer di Filago, nella Bergamasca. Dalla Rotork Gears di Cusago al colosso farmaceutico Teva di Nerviano. Lo sblocco dei licenziamenti ha provocato a luglio un impatto su 1.154 posti di lavoro, con 27 aziende che hanno aperto procedure di licenziamento collettivo su tutto il territorio lombardo. (Continua a leggere dopo la foto)
Poi ci sono licenziamenti individuali, ancora difficili da stimare. “La maggior parte di questi 1.154 lavoratori è dipendente di una multinazionale che non ha sofferto per le problematiche legate al Covid – spiega a Il Giorno Vincenzo Cesare, della Uil Milano e Lombardia – si tratta di operazioni che il sindacato non intende tollerare. Siamo pronti a mobilitarci in ogni sede”. Quasi la metà dei licenziamenti si è concentrata nel metalmeccanico, seguito dal chimico. “Solo nella Città metropolitana di Milano, secondo i dati del Dipartimento mercato del lavoro della Cgil di Milano, nonostante il blocco dei licenziamenti dall’inizio della pandemia sono già andati in fumo 35mila posti”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Altri 35mila potrebbero perdersi dopo il primo novembre, con lo sblocco totale dei licenziamenti – spiega il direttore del Dipartimento, Antonio Verona – portando quindi il totale a 60-70mila”. I problemi, però, sono in tutta Italia. Dopo il caso della fiorentina Gkn Driveline, azienda dell’automotive che ha licenziato i suoi 422 lavoratori comunicando la chiusura del sito produttivo con una pec – senza avvertire Confindustria o sindacati – l’episodio si è ripetuto con un’altra grande azienda della moda, Burberry del centro commerciale Foxtown a Mendrisio, nel Canton Ticino, non lontano dalla frontiera. (Continua a leggere dopo la foto)
Nemmeno un’ora di tempo per decidere ciò che è stato già stabilito da altri. “O ti licenzi, e prendi una buonuscita, oppure ti mandiamo via noi e non vedi un soldo. Hai cinquantasette minuti di tempo, facci sapere”. È il senso del contenuto di una email che 15 dipendenti di due negozi hanno ricevuto a fine giornata lo scorso venerdì. É questa quindi una prassi che si sta pericolosamente consolidando.
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