Di Emanuele Oggioni.
La vigilanza bancaria europea mette nel mirino le Sparkassen e le Landesbanken tedesche, ossia il 41% degli attivi del sistema bancario tedesco che non è al momento soggetto ai controlli delle istituzioni europee.
Secondo un articolo del Sole 24 Ore, “la vigilanza ha dunque sferrato un duro colpo al mondo per certi versi opaco delle «istituzioni meno significative» tedesche”. In realtà la somma degli attivi a bilancio è pari a ben 2.734 miliardi di euro, ossia una cifra più grande di tutti gli altri stati dell’Unione Europea messi insieme (sempre riferendoci alle banche considerate non rilevanti per la BCE, almeno sino ad oggi).
Le Sparkassen e le Landesbanken tedesche devono rispettare regole e requisiti UE per essere autorizzate a operare sotto il cappello dei criteri europei; anche l’EBA, l’associazione bancaria europea, ha avanzato proposte di armonizzazione. I rilievi principali sono sulla scarsa chiarezza nei rapporti di proprietà; la distribuzione dei poteri e delle responsabilità tra il sistema di tutela dei depositi delle banche pubbliche tedesche e i proprietari delle banche stesse; i limiti al monitoraggio dei rischi; il miglioramento dei sistemi IT e, non da ultimo, un rafforzamento del sistema di monitoraggio con stress test che aiutano a quantificare la liquidità e il capitale necessari in scenari di crisi, in quanto i fondi accantonati potrebbero non essere sufficienti.
Già avevamo parlato della banca statale tedesca KfW, che è posseduta per l’80% del capitale dal governo federale e per il restante 20% dai Länder. Sia la KfW sia i Länder, le regioni tedesche, hanno un proprio bilancio autonomo e quindi non sono tenute a rispettare il patto di stabilità, contrariamente a ciò che accade in Italia per le nostre regioni. Tra l’altro, questa contabilità fa sì che ben 600 miliardi di euro non vengano conteggiati nel debito nazionale. Ancora una volta la Germania non rispetta le regole ed è quantomeno in ritardo nell’armonizzare le procedure con gli altri partner europei, anche sul tema dei crediti bancari deteriorati.
L’anomalia del caso tedesco è evidente anche nelle percentuali del peso che queste entità hanno sul totale del sistema bancario in Germania, ossia ben il 41% degli attivi contro l’11% dell’Italia. Questa la classifica in base al peso degli assets che al momento non sono sotto il controllo della vigilanza europea:
- Germania 41.0%
- Austria 38.4%
- Altri UE 28.2%
- Finlandia 15.9%
- Belgio 11.6%
- Italia 11.5%
- Olanda 10.1%
- Francia 7.7%
- Spagna 4.8%
All’Italia servono le banche pubbliche, quelle potenti istituzioni che abbiamo privatizzato e che invece ora più che mai sono in grado di rilanciare l’economia attraverso prestiti e investimenti mirati, oltre che sempre utili nell’acquistare i titoli di stato italiani (leggi qui https://www.ilparagone.it/banche-mercati/itala-servono-banche-pubbliche/).