Il Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 68 del 18 marzo 2022 annuncia che il Governo, vuole consentire ai sanitari Ucraini di lavorare in Italia nei nostri ospedali andando così a sostituire i sanitari italiani sospesi in quanto non vaccinati.
A questo punto è lecito chiedersi se tutto questo è legittimo!
In primo luogo, dal punto di vista della sicurezza sanitaria, tanto sbandierata dal Governo, il Comunicato non specifica se i Sanitari Ucraini debbano essere vaccinati per lavorare all’interno delle nostre strutture ospedaliere.

Se così non fosse si creerebbe una discriminazione incredibile e sarebbe la prova definitiva che non solo il Green Pass non è una misura sanitaria, ma anche gli stessi vaccini.
Infatti, secondo quanto ci hanno detto sino ad oggi la vaccinazione rende i luoghi di lavoro sicuri e quindi consentire ai Sanitari Ucraini di lavorare senza essersi sottoposti all’inoculazione del siero vorrebbe dire azzerare quanto detto e soprattutto decretato fino ad ora.

Inoltre, se anche fossero vaccinati i sanitari Ucraini lo avrebbero fatto non con Pfizer o comunque non con uno dei vaccini riconosciuti in Italia e quindi si porrebbe il problema della validità di una inoculazione fatta con altri vaccini. I Direttori Sanitari, che dovranno assumere detto personale straniero alle condizioni sopra indicate, lo farebbero contro la legge e metterebbero a rischio la salute pubblica, proprio secondo le leggi fatte dallo stesso governo.

Si pone poi un problema della idoneità dei requisiti a svolgere le professioni mediche in Italia.
Di fatto il Governo intende annullare con un provvedimento ad hoc i requisiti per svolgere la professione di medico e infermiere sul territorio nazionale, riconoscendo gli attestati, le abilitazioni e le lauree ucraine direttamente, senza che vi sia uno straccio di istruttoria.
Anche questo è assurdo, senza nulla voler togliere alla competenza dei sanitari ucraini, è impensabile che si inseriscano nei posti di lavoro delle persone di cui non si conoscono i percorsi di abilitazione professionale, anche perché magari essendo scappati da una guerra non possono neanche dimostrarli.
Vorrebbe dire mettere a lavorare, forse nelle sale operatorie, medici e infermieri di cui non si sa nulla, che non parlano italiano e che non possono interloquire con i malati.

E dove sarebbe poi la copertura finanziaria per un’operazione di questo tipo? Cosa succederà quando magari alcuni dei medici e dei sanitari italiani, sospesi e sostituiti, dovessero decidere di tornare a lavorare?Sono tutte domande a cui il Governo è chiamato a rispondere.
Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 68 del 18 marzo 2022. Deroga temporanea alla disciplina del riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie per medici ucraini. Sino al 4 marzo 2023 è consentito l’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore socio-sanitario ai professionisti cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 che intendono esercitare nel territorio nazionale – presso strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche o private – una professione sanitaria o la professione di operatore socio-sanitario in base a una qualifica professionale conseguita all’estero e regolata da specifiche direttive dell’Unione europea.
Avv. Andrea Perillo
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