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“Ci hanno curato con tachipirina e vigile attesa, ci hanno impedito di dare l’ultimo saluto ai nostri cari e vietato i funerali”. Ma noi non dimentichiamo

Pubblicato il 03/07/2022 20:19 - Aggiornato il 03/07/2022 20:34

(di avv. Consuelo Locati rappresentante dell’associazione vittime Covid-19) In questi mesi estivi che tutti aneliamo a trascorrere in riva ad un meraviglioso mare o immersi nel verde delle montagne imponenti che rimangono a vegliare su di noi, tendiamo a non volere ricordare un periodo che ci sta portando, da un punto di vista sanitario ed economico-sociale, sull’orlo di un’implosione molto pericolosa. Naturale che almeno per qualche mese o per qualche settimana si voglia pensare che tutto sia tornato a come era prima della pandemia; naturale e normale, diversamente forse potremmo realmente deprimerci. Ma, noi, come associazione del familiari delle vittime Covid-19 “#sereniesempreuniti, questo non possiamo permettercelo, perchédimenticare significherebbe dare acquiescenza alla strategia istituzionale finalizzata a non ricordare e nascondere nuovamente“sotto il tappeto” dell’oblio quelle che sono le responsabilità proprio di quegli organi che hanno gestito la pandemia ed i cui rappresentanti apicali occupano ancora quegli stessi posti. (Continua dopo la foto)

Ed allora. Ci hanno detto che la pandemia è stata uno tsunami che ci ha colpito e ci ha travolto inaspettatamente. Ci hanno lasciato morire soli nelle case e negli ospedali, ci hanno curato con tachipirina e vigile attesa, ci hanno impedito di dare l’ultimo saluto ai nostri cari, ci hanno vietato i funerali. E, in tutto questo, tutto questo, ancora dopo due anni, dapprima le istituzioni responsabili hanno negato, poi hanno tentato di sviare l’attenzione sulle responsabilità ed, infine, hanno ammesso implicitamente le proprie responsabilità dal momento in cui hanno iniziato a rimpallarsele.

Ricordiamo i libri di Speranza, Ricciardi, Guerra, Sileri per concludere con quello di Gallera che è l’apoteosi di un autoelogio e di una autoassoluzione che ritengo indecente in relazione a tutti i documenti che abbiamo desecretato, trovato, reso pubblici con immane fatica. Esempi di totale mancanza di rispetto per le vittime ed i familiari, per coloro in nome dei quali le istituzioni hanno istituito la giornata della memoria, alla quale, però e guarda caso, non è stato concesso di partecipare proprio ai familiari di quelle vittime. E allora che giornata di commemorazione è mai questa?(Continua dopo la foto)

In ogni caso, il 05 gennaio 2020 l’OMS inviò una circolare a tutti i ministeri informando gli stati delle notizie provenienti dalla Cina e specificando che, in assenza e fino al momento in ci sarebbero stati forniti dati più dettagliati avrebbe dovuto essere utilizzato un protocollo, una linea guida, particolare (che specificava in quella informativa), ossia quella relativa all’ “Infection prevention ancd control of epidemic – and pandemic -prone acute respiratory infections in health care” (Prevenzione delle infezioni e controllo delle infezioni respiratprie acute epidemiche e pandemiche e soggette a rischio di infezione nell’assistenza sanitaria”).

QUESTO PROTOCOLLO ERA DEL 2014 e tutti gli stati ne erano in possesso. In questa linea guida è previsto, regolamentato tutto, dall’individuazazione e seganlazione dei casi, all’isolamento, alla situazione dei lavoratori, al trasporto degli infetti, alle visite dei parenti nelle strutture ospedaliere e, per finire, a come comportarsi con i defunti ed al diritto all’ultimo saluto ed alla celebrazione dei riti funebri. Perché questo è uno degli aspetti più crudeli che i familiari e le vittime hanno subito.

Al paragrafo 3.1.4. del protocollo del 2014 erano date linee guida per: “Stabilire politiche per l’accesso alla struttura sanitaria per : • il pubblico; • visitatori (coloro che possono entrare devono essere istruiti sull’igiene respiratoria e rischio di trasmissione di malattie e screening o indagine per le ARI); • operatori sanitari (i.e. flusso di lavoratori attraverso la struttura); • pazienti (cioè flusso di pazienti)”.

E, in caso di decesso, la linea guida prescriveva al punto 2.5.1 di “Applicare i principi della sensibilità culturale. Se la famiglia del paziente desidera visionare il corpo dopo la rimozione dalla stanza o dall’area di isolamento, possono essere autorizzati a farlo l’applicazione delle Precauzioni Standard (95). L’allegato F fornisce i dettagli delle raccomandazioni DPI e procedure per l’imballaggio e il trasporto della salma per ARI potenzialmente preoccupanti”.

Al paragrafo n. 3.1.9 della guida era previsto, quanto alle camere mortuarie: “• Pianificare strategie per far fronte alle vittime di massa, incluso come condurre sepolture per un grande numero di persone. • Prendere in considerazione gli aspetti culturali e religiosi”

Ma, la nota ancora più indicativa, è che questo protocollo prevedeva che potessero essere effettuate le autopsie. All’allegato

F.1 si davano indicazioni precise: “Se è allo studio un’autopsia, il corpo può essere conservato in frigorifero nella camera mortuaria e l’autopsia condotta solo quando può essere fornito un ambiente sicuro”

“F.3 Dispositivi di protezione individuale durante l’autopsia I DPI da fornire durante l’autopsia includono: • tuta da lavoro – top e pantaloni, o indumenti equivalenti; • camice monouso, resistente ai fluidi, a maniche lunghe; • mascherina chirurgica o, se durante l’autopsia si possono generare aerosol di piccole particelle procedure, un respiratore antiparticolato protettivo almeno quanto un N95 certificato NIOSH, UE FFP2 o equivalente; • visiera (preferibilmente) o occhiali protettivi; • guanti per autopsia (guanti in rete sintetica antitaglio) o due paia di guanti non sterili guanti; • stivali al ginocchio.

Posizionamento dei DPI: • indossare i DPI nell’abito in camera (Fig. F.1) prima di entrare nella sala autopsia dove il si trova il corpo; • nell’abito in camera, sostituire gli abiti da strada e le scarpe esterne con le tute, oppure indumenti di tuta equivalenti, più stivali; • procedere alla sala autopsia dove si trova il corpo.

Addiruittura riportava l’immagine di come dovesse essere strutturata una sala autoptica e come muoversi in sicurezza al suo interno (Figura F.1 Movimento suggerito della squadra autoptica che effettua un esame post mortem in una struttura sanitaria”)

L’associazione dei familiari delle vittime “#sereniesempreuniti” il 29 giugno 2022 ha organizzato, nella meravigliosa storica cornice del Castello di Malpaga (Bg) una tavola rotonda sulle lezioni apprese, cui hanno oartecipato diversi esponenti politici che sono stati al nostri fianco in questa battaglia per la verità , tra cui il sen. Paragone. Cosa abbiamo appreso? Non eravamo pronti sotto ogni punto di vista, sanitario, economico, sociale. Sono stati violati i diritti fondamentali tutelati e garantiti dalla nostra Costituzione, in primis il diritto alla salute ed alla vita. Deve essere riformato un intero sistema, deve essere predisposta una legislazione tale da coprire ogni ambito della società civile perché la strage che abbiamo subìto per la sciatteria istituzionale non si ripeta più all’arrivo delle prossime pandemie.