Dopo 4 mesi dal pensionamento dell’ex cancelliera Angela Merkel è cambiato tutto: le lodi si sono trasformate in dubbi e critiche per aver consegnato la Germania e l’Europa nelle mani di Putin. Fu proprio lei, infatti, a siglare gli accordi che ci hanno reso dipendenti dal gas russo. Nel 2014, quando Putin prese la Crimea, autorizzò il gasdotto Nord Stream 2. Il suo silenzio nelle ultime settimane, in realtà, dice molto.
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Che fine ha fatto la cancelliera?
Dov’ è finita Angela Merkel? E soprattutto, cosa pensa della crisi in Ucraina? Sono queste le domande che molti si pongono mentre il governo federale, sull’onda del conflitto Russia-Ucraina, getta alle ortiche 70 anni di cautele e comode ambiguità in politica estera. Un dubbio ora si insinua nelle menti dei tedeschi (e non solo). E se non fosse stato tutto oro quello che luccicava nei sedici anni dell’eterna cancelliera?
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La dipendenza energetica
Sono passati appena quattro mesi dall’addio di Angela Merkel. Lodi e rimpianti accompagnarono la sua uscita di scena. Ma il 24 febbraio, il giorno in cui Putin ha cambiato il corso della storia europea, è stata, di riflesso, una data spartiacque anche per l’ex cancelliera ed il suo lascito. D’un tratto i tedeschi hanno iniziato a chiedersi se qualcosa non avesse funzionato nel periodo di governatorato della cancelliera. La crisi ucraina è stata per la Germania una cartina tornasole, che ha messo in evidenza i lati oscuri di tutto quello che ha rappresentato l’era Merkel: la dipendenza energetica, l’uscita affrettata dall’energia atomica, lo scarno bilancio per la difesa, la sovranità europea, perfino la pandemia.
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Errori di valutazione?
Le domande sono molteplici. Ci si chiede soprattutto perché la cancelliera abbia permesso che la Germania diventasse così dipendente dalle importazioni di gas dalla Russia. Sin dall’inizio delle ostilità, infatti, la Merkel si è esposta soltanto con una dichiarazione di «netta condanna» dell’aggressione russa, definita «un taglio profondo nella storia dell’Europa», senza tuttavia pronunciare il nome di Putin. Il resto è stato silenzio. Ma di lei si parla molto, sui media, nei talkshow, nei colloqui confidenziali con ex ministri e collaboratori e nelle interviste degli analisti politici.(Continua a leggere dopo la foto)
Il caso Nord Stream 2
L’errore più grande, dicono i critici, fu quello di autorizzare il Nord Stream 2 nel 2014, lo stesso anno in cui Putin prese la Crimea, contro il parere del suo consigliere per la Sicurezza nazionale, Christoph Heusgen, che l’aveva messo in guardia dai rischi geopolitici del gasdotto. Bisogna tuttavia contestualizzare questa lettura revisionista della “gestione Merkel”. Le sue scelte furono condivise in pieno dall’industria tedesca, dal suo partito, la Cdu, e soprattutto dagli alleati della Spd, che fino al 24 febbraio hanno considerato un vero e proprio “must” il dialogo con Mosca.
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Insomma, alla Merkel può essere attribuita la maggior responsabilità dell’attuale situazione energetica. Negli ultimi venti anni si è legata mani e piedi al gas russo ed ha rifiutato di assumersi responsabilità geopolitiche, consegnando l’Europa, implicitamente, nelle mani di Putin.
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