Ve lo ricordate il premier olandese Rutte? Quello che ci faceva la morale. Quello che ci faceva i conti in tasca. Il “frugale” per intenderci. Che voleva decidere come e quanto avremmo dovuto spender e che ricattava l’Italia col favore di Bruxelles. Bene, si è dimesso, e con lui tutto il governo d’Olanda, travolto da uno scandalo vergognoso. Si tratta di false accuse mosse dal fisco a circa 20mila famiglie che hanno beneficiato del bonus figlio. Dopo l’incontro mattutino tra i quattro partiti che formavano l’ormai ex maggioranza, l’esecutivo ha deciso di dimettersi.
Il primo ministro Rutte, il volto alla guida del gruppo di Stati cosiddetti ‘frugali’ che per mesi hanno tentato di limitare lo stanziamento di fondi del Recovery Fund per i Paesi Ue più colpiti dalla pandemia di coronavirus, che in giornata dovrà così presentare le dimissioni al re di Olanda Guglielmo Alessandro. Ieri, però, Rutte aveva dichiarato pubblicamente di essere contrario alle dimissioni, “in un momento nel quale il Paese ha bisogno di stabilità a causa della nuova ondata di Covid che sta investendo l’Europa”. Ci ricorda qualcuno?
Il caso risale al 2012, quando decine di migliaia di famiglie in Olanda richiesero il bonus figlio introdotto dall’esecutivo. Scrive Il Fatto: “Da questo, negli anni successivi, partirono però accuse infondate di frode rivolte dai funzionari del fisco a circa 20mila famiglie, costrette così a fare debiti per restituire i soldi ricevuti. C’è chi ha dovuto vendere o lasciare la casa, chi ha dovuto contrarre dei mutui, altri che si sono ritrovati vicini al fallimento a causa di un errore da parte del fisco olandese”.
“Il presidente della commissione di inchiesta, Chris van Dam, ha definito la vicenda “un processo di massa” con circa 20mila famiglie di lavoratori perseguite per frodi in tribunale, costrette a ripagare gli assegni e private del diritto di ricorrere in appello dal 2012. Il governo ha presentato le proprie scuse per quanto accaduto e nel mese di marzo dello scorso anno ha destinato 500 milioni ai risarcimenti. Ma venti famiglie hanno avviato un’azione legale contro i ministri di tre dei partiti membri della coalizione di Rutte per il loro ruolo nello scandalo”.
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