La Grecia non sarà più soggetta alla “sorveglianza rafforzata” da parte della Commissione Europea a partire dal 20 agosto, sancendo la liberazione greca dalla morsa di Bruxelles. Il governo potrà tornare a decidere delle sue politiche economiche in piena autonomia. Nel 2010 il primo prestito in cambio di riforme. L’UE festeggia un disastro chiamato “salvataggio”, ma i dati macroeconomici sono impietosi. Degli oltre 250 miliardi di aiuti solo dieci sono andati ad Atene. Lo spread però non preoccupa più. Il motivo? Il 77% del debito pubblico è ipotecato dal Mes e affini.
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L’annuncio dello stop al controllo UE
Il lieto annuncio è arrivato direttamente dal ministro delle Finanze di Atene, Christos Staikouras, ed è stato confermato dall’esecutivo comunitario. L’uscita dal controllo dell’UE sulle riforme e le misure economiche della nazione è stata approvata non solo dai ministri delle Finanze dei Paesi dell’eurozona, ma anche dal commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni e dal vicepresidente Valdis Dombrovskis. “La resilienza dell’economia greca è notevolmente migliorata e i rischi di ricadute sull’Eurozona sono notevolmente diminuiti”, hanno osservato i due. D’altro lato, il prezzo che il popolo greco ha dovuto pagare per essere “salvato” dall’Europa è stato ingente.
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Prestiti in cambio di riforme
Il governo di Atene passerà così al ciclo di sorveglianza post-programma (Spp) e del regolare semestre europeo per il monitoraggio della situazione economica, fiscale e finanziaria. Gli sviluppi economici e la politica greca sono stati monitorati nell’ambito del quadro di sorveglianza dal 2018, dopo che Atene è uscita da tre salvataggi internazionali, per un totale di oltre 260 miliardi di euro, da parte di Commissione europea, Bce e Fmi (la cosiddetta Troika) tra il 2010 e il 2015. Questi prestiti hanno portato ad un commissariamento di fatto dell’intera nazione, che ha dovuto attuare dure misure di austerità sotto la pressione dei suoi creditori. A causa di questo processo, i greci hanno perso circa il 25% del loro reddito in questo periodo
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Cosa succederà dopo il 20 agosto
L’uscita della Grecia dalla sorveglianza rafforzata significherà più gradi di libertà nell’attuazione della politica economica e avvicinerà l’obiettivo del Paese di riguadagnare lo status di “investment grade”, ha dichiarato Staikouras. Da quando è uscita dai salvataggi nel 2018, la Grecia si è affidata esclusivamente ai mercati per il suo fabbisogno finanziario. Il quadro di sorveglianza aveva lo scopo di assicurare la continua adozione di misure per affrontare le potenziali fonti di difficoltà economiche e le riforme strutturali per sostenere una crescita economica sostenibile. Ma la situazione è leggermente più complessa.
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Le conseguenze del “salvataggio” europeo
Come riporta Domani, Atene ha ottenuto prestiti per un totale di oltre 260 miliardi di euro, dall’Ue e dal Fmi tra il 2010 e il 2015. Una cifra enorme che non è mai arrivata nelle mani dei greci, ma è stata solo una partita di giro, per pagare i debiti sovrani, cioè privilegiati. L’Huffington Post riporta altri numeri drammatici: il Pil nominale è indietro del 25% rispetto al periodo precedente la crisi. Il tasso di disoccupazione è oltre il 12% e la disoccupazione giovanile è intorno al 30%; un deficit delle partite correnti del 14%; un-16% degli investimenti esteri diretti e, infine, un debito pubblico pari a circa il 200% del Prodotto interno lordo. Tutto questo grazie al “salvataggio” dell’Unione Europea, delle pressioni di Angela Merkel e, ultimo ma non ultimo, Mario Draghi, che da presidente della BCE arrivò a chiudere i conti correnti dei greci nel 2012, pronunciando il famoso “whatever it takes” (a qualunque costo) per salvare quell’abominio chiamato Euro.
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