Inevitabile e prevedibile. Continua a diminuire il numero degli italiani che ripongono fiducia e speranza nell’Unione Europea. Un ulteriore sondaggio, questa volta condotto da Technè, centro studi dal carattere internazionale, ri-conferma il fenomeno. Quasi un italiano su due, ben il 49% secondo lo studio riportato da “L’antidiplomatico”, ritiene che l’Italia debba uscire dall’Eurogruppo. Un aumento del 69%rispetto al novembre 2018. Il 51% voterebbe ancora per far rimanere l’Italia nell’Unione. Ma il crollo è netto: -40%.
Sicuramente il contesto di emergenza sanitaria ed economica che stiamo vivendo è stato uno strumento rivelatore che ha portato gli italiani a riflettere e a riconsiderare il ruolo dell’UE. La politica adottata dagli Stati membri nella gestione della situazione più di una volta e con sfondi tematici diversi non si è rivelata poi così unita. Fin dal principio di tutta questa faccenda non sono state adottate misure coordinate di contenimento per fronteggiare l’espansione del contagio. Ricordiamo l’intervento del virologo Pregliasco, il quale ci metteva in guardia: “Il mancato coordinamento e le azioni disomogenee -all’interno dell’Eurozona- possono rovinare ciò che si sta facendo in Italia.” Mentre noi stavamo già registrando picchi critici, nel resto d’Europa la situazione era ben diversa. Sono state consentite manifestazioni a cui han preso parte migliaia di persone. In Francia addirittura il 15 marzo hanno avuto luogo le elezioni.
Pochi giorni fa, Mauro Ferrari, fervente europeista, ha preso la forte decisione di dimetterisi dal suo ruolo di presidente del CER, centro di ricerca europeo: “Sono rimasto estremamente deluso dall’approccio anti-pandemia del sistema Europa. Lo sono per assenza di coordinamento sanitario tra Stati, per l’opposizione a programmi di solidarietà nei riguardi dei Paesi più colpiti, per le politiche unilaterali riguardo alle frontiere e la mancanza di programmi sinergici ad ampio raggio.”Anche lui quindi evidenzia l’inefficacia e inutilità dell’Europa all’interno del contesto di emergenza. Tra l’altro sotto un fronte di assoluta importanza: quello della ricerca promossa per sviluppare vaccini, medicinali e procedure di sicurezza. (https://www.ilparagone.it/attualita/non-finanziano-ricerche-sul-coronavirus-la-burocrazia-ue-ferma-lo-scienziato-italiano/)
Quello che ora fa molto discutere e che preoccupa tutti gli italiani è sicuramente l’aspetto economico. Quali gli aiuti che saranno stanziati? A quali condizioni ci verranno concessi? Le decisioni prese al riguardo sono determinanti per le sorti della nostra ripresa, delle nostre aziende, di tutti noi cittadini. Da questo dipenderà tutto. Proprio come determinanti sono stati i troppi tagli nel corso degli anni, a cui l’Italia si è dovuta piegare per l’austerità delle regole imposte dal meccanismo dell’Unione Europea. Abbiamo rinunciato anno dopo anno al nostro Sistema Sanitario Nazionale, proprio per questo finito in questi giorni letteralmente al collasso. A cos’altro siamo disposti a rinunciare in nome di questa “Unione”?
Se questo è il concetto di coordinamento, di cooperazione e di solidarietà fino ad ora dimostrato, è evidente che abbiamo ben poco o nulla da sperare.