“L’Europa deve lasciarci coltivare i nostri terreni”. Lo chiedono a gran voce gli agricoltori italiani, in questi giorni segnati dall’incertezza figlia della guerra tra Russia e Ucraina. Con il presidente Coldiretti Ettore Prandini che ha lanciato un forte appello attraverso le pagine di Libero Quotidiano: “Gli agricoltori italiani sono pronti a produrre 75 milioni di quintali in più fra mais destinato all’alimentazione animale, grano duro per la pasta e grano tenero per la panificazione. Devono solo consertirci di farlo”. Il riferimento, chiaro, è a Bruxelles e alla sue regole, che rischiano di rendere vano ogni sforzo messo in conto per affrontare questi mesi delicati.
Prandini ha spiegato come “a causa dei bassi compensi riconosciuti, gli agricoltori hanno ridotto di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni, durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque”. Un calo produttivo che ci ha fatto perdere “quasi mezzo milione di ettari coltivati, anche perché molte industrie, per miopia, hanno preferito acquistare in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei prezzi bassi degli ultimi decenni, anzichè garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti da Coldiretti”.
Secondo Prandini, nel giro di poco tempo si potrebbe comunque “rimettere in produzione un milione di ettari di terreno coltivabili”. A condizione, però, “che la Commissione Europea receda dal proposito, inserito pure nella nuova Politica Agricola Comune (Pac), di tenere a riposo il 10% della superficie agricola per salvaguardare la biodiversità. Bruxelles deve cambiare passo”. Chi sostiene che non vi sia spazio per accrescere la superficie coltivabile, dunque, “ha torto su tutta la linea. Anche perché al milione di ettari aggiuntivi di cui ho parlato si potrebbe aggiungere una ulteriore quota di terreni nelle aree interne e nelle fasce collinari, abbandonati perché poco produttivi”.
Nelle scorse ore, il presidente francese Emmanuel Macron ha fissato come obiettivo per l’Europa quello della sovranità alimentare. Peccato che, però, negli ultimi anni proprio l’Ue abbia tagliato in maniera sistematica i finanziamenti alla Pac, “con l’obiettivo di cancellarla dopo il 2027. Un errore madornale se il fine è quello di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti nella filiera agroalimentare”.
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