x

x

Vai al contenuto

L’ennesima beffa per gli italiani: i 600 euro agli autonomi? Andranno a chi “arriva prima”

Pubblicato il 31/03/2020 20:34

Non bastasse la pochezza dell’intervento disposto dal governo italiano per aiutare le famiglie e le aziende messe in ginocchio dalla crisi, ecco arrivare un’altra bella sorpresa per i nostri cittadini. Una beffa davvero incredibile eppure terribilmente reale: i 600 euro da assegnare agli autonomi che ne hanno diritto potranno infatti regolarmente essere richiesti, in presenza dei requisiti necessari, sul sito dell’Inps. A chi andranno, però? Di fatto, a chi arriverà prima.

L'ennesima beffa per gli italiani: i 600 euro agli autonomi? Andranno a chi "arriva prima"

Sempre che i server reggano e non si verifichino pericolosi intasamenti, infatti, 5 milioni di autonomi potranno dalle prossime ore effettuare la richiesta in rete per i 600 euro previsti dal decreto Cura Italia del 17 marzo ai lavoratori rimasti senza reddito dopo lo scoppio dell’epidemia da Covid-19, che ha costretto molte aziende a chiudere. Il governo aveva però teoricamente assicurato che non si sarebbe trattato di un “click day”, formula per indicare che i soldi sarebbero andati ai primi che ne avrebbero fatto richiesta. Anche perché, assicurava, i 3 miliardi avrebbero coperto tutti.

L'ennesima beffa per gli italiani: i 600 euro agli autonomi? Andranno a chi "arriva prima"

E però il sito Inps, nelle sue istruzioni online, riporta per ogni categoria di lavoratore coinvolto, la stessa dizione: “In ragione di quanto sopra, l’Inps riconosce l’indennità in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande”. Come rivelato da Valentina Conte sulle pagine de La Repubblica, le ragioni di “quanto sopra” sarebbero nient’altro che i limiti di spesa complessivi imposti dal decreto 18/2020, l’ormai famigerato Cura Italia.

L'ennesima beffa per gli italiani: i 600 euro agli autonomi? Andranno a chi "arriva prima"

Una bella contraddizione. Al quale ora il governo dovrà mettere la proverbiale pezza, prima di scatenare un putiferio. Perché nel comunicato diffuso il 31 marzo la stessa Inps scriveva: “Si ribadisce che non si tratta di un click day. Le domande potranno essere inviate anche nei giorni successivi al 1° aprile, collegandosi al sito e cliccando sul banner dedicato che compare sulla homepage”. Eppure un vincolo di legge, i “limiti di spesa” imporranno ora all’Istituto di fare una lista e pagare in ordine cronologico. E meno male che le indicazioni erano quelle di evitare a ogni costo il caos…

Ti potrebbe interessare anche: https://www.ilparagone.it/attualita/coronavirus-globalizzazione-spesa-pubblica/