L’emergenza del coronavirus e il crollo del traffico costringono a riformulare i piani economici e gestionali legati alle Autostrade. Adesso bisogna tenere in considerazione più di ciò che era stato previsto.
Con la evidente diminuzione del traffico, provocata dalla pandemia, Aspi perde il 56% e Autobrennero circa il 50% del traffico. Da mesi erano in corso i calcoli per inquadrare il disegno di pianificazione economica per individuare l’ammontare dei costi. Costi che sarebbero andati in parte a carico dei gestori, in parte a carico della collettività, sotto forma di contributi dello stato e in parte a carico degli utenti, sotto forma di rincaro tariffario.

Il 30 Marzo sarebbe dovuto arrivare sul tavolo una prima risposta di pianificazione da parte dei gestori. Il Pef, piano economico finanziario quinquiennale, fissato dal Dl, Decreto Legge milleproroghe, scade entro questa data. Alla luce di tale decreto le concessionarie devono presentare al Ministero delle infrastrutture, Mit, le nuove proposte per adeguare i costi ai nuovi criteri tariffari disegnati dall’Art (Autorità di regolazione dei trasporti). Il Decreto dunque impone ai gestori di trovare un accordo col Mit. Bisogna considerare che gli aumenti tariffari saranno sbloccati solo se si sarà perfezionato l’iter dei nuovi Pef. Ma la faccenda lascia intendere che tutto ciò sarà rimandato a causa dell’Emergenza Coronavirus, perchè si tratterebbe di un procedimento amministrativo e come tale rientrerebbe nel congelamento previsto dal DI Cura Italia. Una situazione dalle acque paludose, reso ancora più stagnante e complesso, che stava proprio per prendere la partenza.

Inoltre, era già iniziato un confronto tra Governo-gestori sotto il punto di vista della messa in sicurezza della rete autostradale. Sembra che ai gestori occorra una cifra di 40 miliardi per fa fronte al rispetto degli obblighi europei, il dissesto idrogeologico del paese e altre questioni che richiedono di essere risolte. Con tale emergenza i gestori si presentano in difficoltà e rivendicano il loro ruolo nella tenuta del sistema e degli approvigionamenti necessari. Ma loro dovrebbe avere l’obbligo di ri-consegnare allo Stato, al termine della concessione, le autostrade in buone condizioni.
A maggior ragione non è ammissibile che la crisi conseguente al coronavirus possa essere il pretesto giustificato per questo aumento di tariffe lasciato in sospeso. Se tale aumento non era giustificato prima, ancor meno lo può essere oggi. Dal momento che finirebbe per colpire innanzitutto gli autotrasportatori, fondamentali in questo momento per l’approvvigionamento del Paese. La revoca della concessione ai Benetton resta ancora l’unica possibile risposta ad un’azienda che, nel corso di questi anni, ha sacrificato manutenzioni e investimenti per aumentare i propri utili.
