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I tre scenari per far scorrere il sangue (=denaro) nell’economia e non per le strade: facciamo presto!

Pubblicato il 29/03/2020 14:08 - Aggiornato il 29/03/2020 15:12

La reazione del Governo italiano è talmente lenta da essere imbarazzante. Sia nell’ammontare stanziato rispetto agli altri Paesi, sia rispetto al PIL dell’Italia stessa (ci vuole un sostegno di almeno il 15-20% del PIL, ossia oltre 300 miliardi di euro, non del 3-5% come dice Gualtieri, che sembra proprio fuori dalla relatà), sia nelle modalità: la liquidità di molte imprese, attività, partite iva, famiglie, è già finita adesso. La liquidità deve essere erogata dallo Stato ora, senza burocrazia, senza controlli e a tasso zero. Ossia ci vuole l’helicopter money. E i soldi ci sono, la Bce lo ha chiarito alla fine e… il vincolo di bilancio non c’è più.

Grandi economisti mondiali si sono già chiesti in questi giorni perché il governo Conte sia cosi immobile… perché non aumenta massicciamente il deficit, perché non aiuta di più i cittadini, perché non emette titoli che poi il PEPP della BCE monetizza? Basta parlare di coronabond/eurobond che non sono realizzabili in tempi brevi (per mancanza di volontà politica della Germania) e degli spiccioli del MES che sono solo una partita di giro dei nostri stessi soldi, onerosa e condizionata alla perdita di sovranità. La potenza di fuoco della BCE non ha limiti: stiamo parlando di quasi 1.000 miliardi di euro di “QE” per comprare titoli di stato e di “TLTRO” per 1,100 miliardi per le banche a tassi negativi. La BCE sta già comprando titoli ed ha eliminato i limiti delle “quote” nazionali per cui può comprare BTP oltre il precedente limite del 17% che spetta all’Italia. In termini pratici, secondo i calcoli di Zibordi la BCE è pronta a fornire circa 400 miliardi per le banche e lo Stato italiano.

I tre scenari per l’economia

Il primo scenario è quello proposta da Draghi e sostenuto da molti imprenditori italiani, da tamburi a Della Porta: le banche finanzino a tasso zero tutto quello che serve a imprese e famiglie per ripartire. Poi ci penserà lo Stato con le sue garanzie e la BCE con la monetizzazione del debito. Questa ipotesi prevede che la BCE faccia finalmente quello che tutte le banche centrali del mondo fanno: il prestatore di ultima istanza. Con la sua proposta, Draghi salva l’apparenza del fallimentare sistema del debito facendo comprare (e annullare) il debito degli stati alla BCE e salvando le economie nazionali dei singoli stati e quindi l’eurozona, evitando il breakup dell’euro. Il paradigma del debito si salva solo se, come succede dopo una guerra, il debito stesso venga poi cancellato. Altrimenti l’economia di uno stato, che oggi verrebbe salvata e preservata, sarà penalizzata fortemente in futuro, come successo con evidenza nel fallimento delle politiche di austerità.

Il secondo scenario è il #facciamodasoli, che è rimasto un concetto indefinito. Noi lo interpretiamo come l’emissione di moneta di stato, di moneta fiscale, di titoli di debito trasferibili da usare come moneta. In realtà tutte queste misure sono realizzabili senza violare i trattati europei esistenti, in teoria, ma che nella pratica nessuno è ancora riuscito a realizzare in Italia. Se avessimo le persone competenti al Governo, come Nino Galloni per citarne uno solo (ma la lista è lunga) il #facciamodasoli per bocca di Conte non sarebbe solo uno slogan, visto che le proposte di aumento del sangue nel sistema Italia, ossia di riattivazione della circolazione della moneta statale e fiscale sono state insabbiate dai suoi governi (le proposte di legge sul SIRE, sistema elettronico integrato di riduzione erariale, di Moneta Positiva e dei CCF, certificati di compensazione fiscale, di Bossone e Cattaneo). L’Italia ha ancora la sovranità per emettere decine di miliardi di euro di monete e centinaia di miliardi di euro di stato-note a corso legale nella (sola) penisola, sul proprio territorio. Draghi continua a parlare di moneta a debito (che va al passivo del bilancio, mentre all’attivo vanno i titoli di stato che compra), non di moneta a credito, ossia creata dallo stato, di stato-note, che non è una passività ma va direttamente all’attivo del bilancio (non è un debito!).

La terza possibilità è la fine del sistema Euro, l’Italexit: si nazionalizzano le banche, le grandi industrie, ci si riappropria del controllo della Banca d’Italia, si ritorna al pieno controllo dell’emissione della propria moneta, la Lira. Questa è la situazione più imponderabile, perché questo passaggio potrebbe essere violento e tragico, a seguito di una rivoluzione di piazza. Si dice che le rivoluzioni di piazza siano cosa dei francesi. Ma in Italia il popolo ora inizia ad aver fame… sveglia! È questo che vogliono gli euro burocrati?

Emanuele Oggioni