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“Grazie” all’Euro l’Ue è cresciuta dell’1,7% negli ultimi 10 anni. Il resto del mondo il 22%. Un caso? Certo che no: vediamo perché

Pubblicato il 07/11/2019 15:21 - Aggiornato il 23/08/2020 17:14

Ci sentiamo dire continuamente che l’Euro è stata la nostra salvezza, altrimenti chissà dove saremmo finiti. Ce l’hanno detto allora, mentre vedevamo dimezzersi il nostro potere d’acquisto, e ce lo ripetono oggi, mentre più o meno tutti si stanno rendendo conto che questa moneta ha più problemi che vantaggi. Appena Mario Draghi ha lasciato la Bce, su gran parte della stampa si è fatto un elogio del suo operato dicendo – più o meno tutti con la stessa formula – che è stato l’uomo che ha “salvato l’euro”. Per alcuni, però, più che un merito questa suona come una colpa. E non solo per questioni ideologiche, ma proprio di numeri.

E così, riprendendo un’analisi di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, pubblicata su Libero il 03 novembre, andiamo a vedere come nei dieci anni successivi alla crisi, dal 2007 al 2017, secondo i dati della World Bank, “il PIL globale nel mondo è aumentato del 22%”, mentre nell’Europa dell’Euro “in dieci anni è il PIL è cresciuto dell’1,7%”.

Scrivono Becchi e Zibordi: “Questo enorme divario di crescita si spiega soprattutto con le politiche molto espansive del credito e dei deficit pubblici che il resto del mondo ha fatto e noi nella UE no. In USA il PIL è aumentato da 15,000 a 19,300 miliardi mentre il deficit pubblico aumentava da 10mila a 21mila miliardi, più che raddoppiato in dieci anni e tuttora l’America mantiene un deficit pubblico di 1,000 miliardi l’anno”.

“In Italia il credito totale a famiglie e imprese è calato negli ultimi dieci anni perché quello alle imprese è stato tagliato moltissimo, da 940 a 650 miliardi, e quello alle famiglie è salito solo leggermente”.

“Nel resto del mondo si è reagito alla crisi con politiche aggressive di aumento dei deficit e del credito per far circolare più soldi con ogni mezzo anche tra famiglie e imprese. Si sono tagliate le tasse e aumentato la spesa e le banche sono state spinte ad aumentare il credito. Se invece non si aumenta il deficit e non si stimolano le banche a prestare alle imprese, stampare moneta come ha fatto Draghi fa solo scendere i tassi sui titoli di stato a zero o sottozero”.

“Questi dati dell’enorme divario tra il resto del mondo che cresce del 22% e l’eurozona che cresce dell’1% indicano che siamo diventati una eccezione nel mondo, siamo l’area della crescita demografica zero o negativa, come in Italia, perché siamo prigionieri di una gabbia finanziaria che soffoca l’economia e riduce l’occupazione”.

La conclusione di Becchi e Zibordi è che “l’Eurozona sacrifica le prospettive dei suoi figli, che non riproduce più, per rispettare ‘vincoli finanziari e di bilancio’ di cui il resto del mondo se ne frega. La politica della BCE di Draghi è servita solo a impedire che la zona euro si sfaldasse, ma occorre in Europa, e in Italia prima di ogni altro paese, uno shock monetario, una espansione dell’ordine dei 100 miliardi di euro, sotto forma soprattutto di riduzioni di tasse, per rilanciare gli investimenti”.

Dunque, Draghi ha fatto bene a salvare l’Euro? E l’Italia fa bene – anche con questa legge di Bilancio – a sottostare ai vincoli europei?

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