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Tassa sul contante, in arrivo il nuovo regalo alle banche. Altro che lotta all’evasione…

Pubblicato il 18/09/2019 15:54 - Aggiornato il 27/11/2019 19:09

Quello che si nasconde dietro la nuova crociata contro l’evasione fiscale è in realtà un enorme regalo alle banche. La proposta è di tassare il prelievo di contanti. Quindi se uno va al bancomat a ritirare i suoi soldi, deve pagarci una tassa. Sui suoi soldi già tassati. Questo – dicono loro – per incentivare i pagamenti con i mezzi elettronici tracciabili e sfavorire il contante che porta sempre con sé nero e evasione. Ma siamo sicuri che le cose stanno proprio così?

Quanto costa a un commerciante accettare un pagamento con la carta di credito?Fino al 9% dell’importo a cui, però, bisogna aggiungere l’affitto del Pos, le spese una tantum ed eventuali manutenzioni. Da cinque anni è entrato in vigore l’obbligo di accettare carte e bancomat, indipendentemente da quanto si deve pagare.

“La Ue – spiega un piccolo imprenditore al Fatto Quotidiano – ha imposto un tetto alle commissione interbancarie, ma gli istituti italiani aggiungono costi su costi rendendo carissimo il rispetto della legge”. Il governo, però, deve fare cassa in vista della legge di Bilancio e così pensa a una sorta di tassa sul contante con la scusa – non secondaria – di stanare eventuali evasori…

Un progetto sicuramente meritevole, ma che rischia di trasformarsi nell’ennesimo regalo al sistema bancario. Sebbene il regolamento Ue abbia tagliato le commissioni interbancarie allo 0,2% per transazione quando si utilizza il bancomat e allo 0,3% nel caso delle carte di credito; nessun commerciante italiano paga così poco.

Secondo uno studio recente la commissione media pagata dagli esercenti italiani è dello 0,9%: lo 0,54% finisce delle tasche dei circuiti internazionali (Visa, Mastercard, Amex, etc etc); il resto in quello delle banche italiane. Per i piccoli esercenti il conto è decisamente più salato: 1,32% con lo 0,78% direttamente nelle casse degli istituti di credito italiani.

Calcolare le medie, però, è sempre un esercizio complicato un po’ perché non vengono considerati i costi fissi accessori come l’affitto del Pos (il terminale di pagamento); un po’ perché i contratti vengono negoziati individualmente con ampi margini discrezionali da parte della banca. E chi ci rimette, come al solito, saremo noi e i commercianti stessi. Chi ci guadagna dalla nuova tassa? Le banche, ovvio.

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