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La “rivoluzione verde” costa cara: quelle 3 tasse che l’Europa ci nasconde

Pubblicato il 17/09/2019 15:01 - Aggiornato il 27/11/2019 19:11

L’Europa gioca a nascondino con l’Italia, un gioco per nulla divertente, però, per i cittadini del Bel Paese. Perché celati agli occhi dell’opinione pubblica ci sono tre tasse che Bruxelles sta per introdurre e che portano i nomi, abbastanza esplicativi, di Web Tax, Tobin Tax e Carbon Tax. Tutte protette da un unico grande muro, quella “rivoluzione verde” più e più volte sbandierate dalla nuova Commissione Europea che però omette opportunamente gli aspetti meno piacevoli del suo nuovo corso.

Si tratta di tre contributi che l’Ue chiederà ai Paesi membri. Come spiega Claudio Antonelli per LaVerità, “se ora come ora il bilancio dell’Unione è fatto per l’80% dei contributi dei Paesi membri, con le tre nuove imposte si scenderà al 50% circa, con la conseguenza che le risorse proprie di Bruxelles saliranno fino a un 50% circa. Insomma, l’Europa chiederà meno soldi per il proprio bilancio, ma pretenderà il versamento dei tre dazi, senza possibilità alcuna di sottrarsi al pagamento”.

L’Ue vuole soldi da Facebook, Amazon, Google e dai colossi della rete, oltre che dalle transazioni finanziarie. Paolo Gentiloni, il commissario italiano agli Affari Economici, ha esaltato i dazi contro i giganti del web, mentre il nuovo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha già fatto sapere che la Tobin Tax partirà già a ottobre, salvo intoppi dell’ultima ora.

A questi due tributi se ne aggiungerà un terzo, quello appunto sulle risorse energetiche che emettono biossido di carbonio nell’atmosfera. Introiti che andranno a finanziare il “Green New Deal” tanto caro a Ursula von der Leyen e a quell’Europa che si presenta come “nuova” ma che continua di fatto ad assomigliare incredibilmente alla sua incarnazione precedente.

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