Si allarga l’inchiesta partita dal crollo del Ponte Morandi, che ha per oggetto i report fasulli con i quali venivano taciute le reali condizioni dei viadotti di Autostrade. La procura di Genova ha messo altri 5 ponti nel mirino dopo aver analizzato mail e documenti sequestrati contestualmente all’esecuzione delle 9 misure cautelari nei confronti di dirigenti e funzionari di Autostrade per l’Italia e Spea.
Come anticipato dal Secolo XIX, infatti, gli investigatori stanno svolgendo accertamenti sul viadotto Carlo Alberto, del Baudassina e del Ferrato, tutti nell’Alessandrino, e del Gorsexio e Stura III tra i caselli di Voltri e Masone, lungo la A26. Al vaglio degli inquirenti c’erano già il Pecetti e il Gargassa sulla A26, il Sei Luci, il Teiro e il Costa sulla A10, il Bisagno e il Paolillo sulla A12.
Al centro dei sospetti dei pm ci sarebbero delle valutazioni insolitamente alte date a viadotti con “appoggi molto corrosi e inefficaci” e “con ammaloramento diffuso sui bulbi inferiori”. La procura ha nominato dei propri consulenti per approfondire questi aspetti, mentre Spea e Autostrade per l’Italia stanno provvedendo a rimappare lo stato di salute dei viadotti finiti sotto la lente affidandosi anche a società esterne.
Nell’ordinanza con cui il gip di Genova, Angela Maria Nutini, aveva disposto le misure cautelari (3 agli arresti domiciliari, 6 interdittive) aveva parlato di uno “studiato e meditato ostacolo” delle indagini da parte delle società al centro dell’inchiesta. In particolare, l’ufficio legale di Spea aveva contattato “appositamente” una società che si occupa dell’installazione di dispositivi che impediscono le intercettazioni.
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