Via libera ai rimborsi per i risparmiatori truffati dalle banche. Un iter che si è definitivamente concretizzato con l’approdo del decreto in Gazzetta Ufficiale, aprendo la strada a 200 mila vittime che potranno accedere al Fondo da 1,5 miliardi istituito dall’ultima legge di Bilancio. Il Fir (Fondo indennizzo risparmiatori) è riservato a chi è stato danneggiato dagli istituti e dalle loro controllate con sede legale in Italia, messe in liquidazione dal 16 novembre 2015 al 1° gennaio 2018, a causa delle violazioni degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza (previsti dal Testo unico della finanza).
I titoli indennizzabili sono quindi le azioni e le obbligazioni subordinate emesse da 11 istituti: Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, Credito cooperativo padovano, Banca Brutia, Banca popolare delle province calabre, Banca di Paceco e Credito cooperativo interprovinciale Veneto. Si è aperta ora una finestra di 180 giorni a partire dal 22 agosto 2019 per presentare le richieste di indennizzo, “secondo moduli informatici rinvenibili e compilabili” sul portale gestito dalla Consap.
Sulla piattaforma, già attiva a livello informativo dal 1° luglio scorso, sarà anche possibile seguire lo stato dell’istruttoria: l’esame parte subito, secondo l’ordine di presentazione, senza aspettare la fine dei 180 giorni. Ad attingere alle risorse sono le persone fisiche, gli imprenditori individuali (anche agricoli o coltivatori diretti), le microimprese, le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale. Ma anche i famigliari del risparmiatore truffato (coniugi, uniti civilmente, conviventi more uxorio o di fatto, parenti entro il 2° grado), a cui sono stati trasferiti gli strumenti finanziari dopo la messa in liquidazione della banca. O i successori mortis causa.
Una procedura semplificata e prioritaria, “automatica”, viene riservata a coloro che al 31 dicembre 2018 avevano un patrimonio mobiliare inferiore a 100mila euro (esclusi i titoli per cui si chiede l’indennizzo, nonché i contratti di assicurazione a capitalizzazione o mista sulla vita) e a coloro che nel 2018 avevano un reddito Irpef inferiore a 35mila euro (al netto di eventuali prestazioni di previdenza complementare erogate sotto forma di rendita). Per gli altri risparmiatori – circa il 10%, secondo le stime del Mef – è previsto invece un esame più approfondito.
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