Scoppia un altro caso in Ue sul fronte vaccini. Se la questione ha visto fin dall’inizio molte più ombre che luci, ora arriva il sipario a far calare le tenebre. E il giallo si fa sempre più fitto, alimentando (per non dire confermando) quei sospetti che nei primi tempi venivano messi a tacere screditando chi li voleva indagare, derubricando tutto a complottismo. Ebbene, la Commissione Europea non ha conservato e quindi non ha fornito i messaggi di testo che si sono scambiati la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer Albert Bourla dal primo gennaio 2021 in poi, quando l’Ue lottava per avere i vaccini necessari a immunizzare la popolazione contro la Covid-19 e ci è riuscita solo grazie al colosso farmaceutico Usa. Gli sms, a quanto pare, sono dunque spariti. Qual era il loro contenuto? Perché non si è voluta lasciare traccia? (Continua a leggere dopo la foto)

A chiederli – come riporta Il Tempo – era stato un giornalista che lavora a Bruxelles, “dopo averne letto sul New York Times, facendo una regolare richiesta di accesso agli atti, che gli era stata negata. Insoddisfatto della risposta, il cronista si è rivolto all’Ombudsman europeo, Emily ÒReilly, che ha chiesto alla Commissione di produrre quei messaggi. Ora la Commissione – presieduta da von der Leyen – ha risposto all’Ombudsman che «quando un documento redatto o ricevuto dalla Commissione non contiene informazioni importanti e/o è effimero e/o non ricade nella sfera istituzionale di responsabilità dell’istituzione, non soddisfa i criteri per la registrazione e, pertanto, non viene registrato. Tali documenti effimeri non vengono conservati e, di conseguenza, non sono nelle disponibilità dell’istituzione»”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il mediatore aveva chiesto al gabinetto della presidente della Commissione “di identificare solo i documenti che soddisfano i suoi criteri di registrazione. In quanto tale, il gabinetto della presidente della Commissione non era tenuto a identificare alcun messaggio di testo e la Commissione non ha pertanto valutato se tali messaggi dovessero essere divulgati. Il mediatore ritiene che ciò costituisca cattiva amministrazione e che la risposta fornita «non sia soddisfacente»”. (Continua a leggere dopo la foto)

Per far fronte a ciò, ha raccomandato alla Commissione di chiedere al gabinetto di von der Leyen di cercare nuovamente i messaggi pertinenti, chiarendo che la ricerca non dovrebbe essere limitata ai documenti registrati o ai documenti che soddisfano i suoi criteri di registrazione. “La decisione finale verrà pubblicata nelle prossime settimane, con un’analisi dettagliata. Ma il caso è destinato ad esplodere già nelle prossime ore”.
Ti potrebbe interessare anche: Arcuri, ecco quanto ha guadagnato nell’anno da commissario all’emergenza. Scoperte le carte, scoppia un altro caso
"Moderno sarà lei!", il nuovo libro di Gianluigi Paragone con prefazione di Mario Giordano.
Clicca per acquistare!
