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“Vietato allevare animali.” L’Europa interviene anche su questo e manda in fallimento gli agricoltori

Pubblicato il 21/03/2024 15:59

Mentre gli agricoltori protestano in ogni parte del continente per quello che l’Unione Europea gli sta facendo, l’Ue invece di tendere la mano mette il carico. La situazione, insomma, peggiora. L’Ue ha infatti approvato un’altra direttiva folle che viene definita “ammazza stalle”. Il nome dice tutto. Cosa stabilisce? Che si vadano ad equiparare le stalle, cioè chi ha allevamenti di bovini e di suini, a delle vere e proprie fabbriche inquinanti, quindi le mettono sullo stesso livell,o creando ovviamente dei problemi e dei costi enormi per gli agricoltori che invece una fabbrica non lo sono. Ad essere colpiti saranno numerosi allevamenti di suini e di pollame di medie e piccole dimensioni, con il risultato che sopravvivranno saranno soprattutto le aziende di grandi o grandissime dimensioni, continuando quel processo di polarizzazione delle imprese agricole (molto grandi o molto piccole), contrario agli obiettivi della Commissione europea e non positivo per la tenuta del tessuto rurale italiano e, più in generale, europeo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Coldiretti Ettore Prandini dopo la decisione degli europarlamentari riuniti a Strasburgo di votare l’accordo di trilogo senza emendamenti, quindi confermando l’inutile inasprimento dei criteri per ottenere l’autorizzazione di impatto ambientale per le aziende avicole e suinicole. Resta, invece, l’esclusione delle stalle bovine dalla direttiva, come richiesto dalla Coldiretti. Dice Prandini: “Con il voto sulla direttiva emissioni industriali l’Unione Europea ha perso l’ennesima occasione di invertire la rotta, abbandonando le follie di un estremismo green che rischia di far chiudere migliaia di allevamenti, stretti tra una burocrazia sempre più asfissiante e la concorrenza sleale dall’estero”. (Continua a leggere dopo il video)

Ma in pericolo c’è anche la sovranità alimentare, con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione. “O, ancora peggio – aggiunge Coldiretti – di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte cibi sintetici. L’allevamento italiano conclude la Coldiretti – è un importante comparto economico che rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, per una filiera che vale circa 55 miliardi di euro, con un impatto rilevante dal punto di vista occupazionale dove sono circa 800mila le persone al lavoro sull’intera filiera”.

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