Rischio inondazioni e migliaia di civili in pericolo di vita. Questo l’allarme lanciato dopo l’attacco che ha colpito, in piena notte, la diga di Nova Kakhovka. Costruita nel 1956, la struttura è alta 30 metri e larga diverse centinaia e il suo bacino contiene circa 18 km cubici di acqua. Non è ancora chiaro chi sia stato a colpire l’area, con Russia e Ucraina che in queste ore si stanno rimpallando le responsabilità smentendo le rispettive ricostruzioni. Quel che è certo, però, è che le conseguenze del gesto potrebbero essere terribili: come spiegato Repubblica, infatti, l’attacco potrebbe provocare l’inondazione dell’area circostante, compresa Kherson, riconquistata dagli ucraini alla fine del 2022. (Continua a leggere dopo la foto)
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Si tratta di una zona dove vivono circa 22 mila persone, tutte residenti sulla riva destra del Dnepr controllata dagli ucraini. La diga e il suo bacino garantiscono il rifornimento idrico alla Crimea, annessa alla Russia dal 2014, e alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, oltre ad alimentare la centrale idroelettrica di Kakhovka. (Continua a leggere dopo la foto)
La diga, considerata una struttura di grande importanza strategica, era stata occupata dai russi subito dopo l’inizio della guerra e da allora viene controllata da Mosca. Proprio il Cremlino, in queste ore di rinnovata tensione tra i due Paesi in guerra, ha annunciato di aver respinto un’operazione militare su larga scala nel Donetsk e di aver ucciso 880 soldati ucraini in 24 ore. (Continua a leggere dopo la foto)
Nel giro di poche ore, però, è arrivata la replica di Kiev, che ha definito “delirante” la versione fornita da Mosca sulla controffensiva. Zelensky ha rivendicato i successi sul campo “in direzione Bakhmut”. Un clima tutt’altro che sereno, all’interno del quale è iniziata la missione di pace annunciata da papa Francesco: il cardinale Zuppi è a Kiev per “un’iniziativa che ha come scopo principale quello di ascoltare”.
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