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“Mi hanno preso l’azienda con una firma digitale”. La denuncia dell’imprenditore. Ma la Camera di Commercio smentisce

Pubblicato il 30/01/2023 08:52 - Aggiornato il 30/01/2023 08:53

Un’azienda rubata con una semplice smart cart per la firma digitale, emessa dalla Camera di Commercio di Roma. Tanto è bastato per mettere in scena una vera e propria truffa a danno dell’imprenditore capitolino Alexandro Ladaga, che si è visto sottrarre la propria impresa dal commercialista, che l’ha poi venduta a due suoi conoscenti. Il tutto senza che si sia mai arrivati a delle condanne in tribunale. Oggi che il reato è caduto in prescrizione e la vicenda si è chiusa ufficialmente senza colpevoli, lo stesso Alexandro ha deciso di intervenire raccontando le sue disgrazie in un video diventato subito virale su TikTok. Nel filmato, l’uomo ha ricostruito brevemente cosa gli è successo, spiegando poi di aver vinto la battaglia in sede di Tribunale Civile senza però mai essere risarcito. Anzi, al danno si è anche aggiunta, puntualissima, la beffa. (Continua a leggere dopo la foto)
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Truffa firma digitale azienda

Come spiegato dalla testata Affari Italiani, infatti, a causa della prescrizione Alexandro e la sua famiglia sono stati anche costretti a pagare le spese processuali per 300 mila euro. “Mi chiamo Alexandro Ladaga e voglio raccontarvi la storia aberrante che è accaduta a me e alla mia famiglia – ha raccontato l’uomo – Eravamo proprietari di una società che operava nel campo medico nel cuore della Garbatella a Roma. Nel 2008 la Camera di Commercio di Roma senza che noi ne fossimo a conoscenza e senza che noi lo richiedessimo, ha emesso e consegnato al proprio incaricato della registrazione che all’epoca era il nostro commercialista di fiducia, due smart card per due firme digitali”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Truffa con firma digitale, così ho perso l’azienda”

L’uomo ha poi spiegato nel dettaglio cosa gli è successo: “Forse non sapete che l’emissione di smart card per le firme digitali funziona un po’ come la carta d’identità: bisogna cioè accertare che il richiedente sia proprio fisicamente quella persona che apporrà la firma digitale. Non può essere richiesta per procura o altro modo. L’incaricato della registrazione ha firmato un atto di cessione quote, consegnandola a due suoi amici. Iniziamo delle denunce querele ai nuovi presunti proprietari alla nostra società. Sono stati condannati ma è andata in prescrizione si sono svolti i processi civili dove sono stati condannati a pagare il prezzo ma ancora oggi dopo 15 anni non hanno mai pagato”. (Continua a leggere dopo la foto)

Alexandro è venuto a conoscenza della smart card “nel 2011, dopo 3 anni dalla truffa, poiché la Camera di Commercio tramite Infocert, inviò a me e a mio fratello due lettere dove dicevano che erano in scadenza le nostre smart card. A quel punto ci siamo domandati: noi non abbiamo smart card e quindi ci siamo recati alla Camera per chiedere spiegazione”. La Camera di Commercio ha negato questa ricostruzione, annunciando una querela per diffamazione verso l’imprenditore.

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